La morte, oggi, è vissuta prevalentemente nella prospettiva della medicina tecnologica che pervade la vita quotidiana. Il rrisulttato finale è che la morte appare selvaggia e disumanizzata, affidata alla fredda indifferenza delle macchine.
Allora la morte è solo "scandalo" ed enigma? No, non può e non deve essere questo. Abbiamo oggi la necessità di integrare l'esperienza del morire dentro la vita. Dobbiamo rendere la morte significativa per il vivere. Se è vero che la morte è un evento ineluttabile, è altrettanto vero che, se essa è riempita di senso e di speranza, non è solo più un'esperienza da subire. Dobbiamo umanizzare la morte liberandola dal dolore e dall'angoscia, spezzandone la solitudine e affidandola a una "cura" che promuova la persona e ne rispetti la dignità.
(da un'intervista di Alessandro Bettero a Gian Antonio Dei Tos)
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