Quando si svegliarono, il sole illuminava in pieno la porta del castello, che ormai era vicino. Non si vedeva anima viva. Il castello era circondato da un ampio fossato che lo rendeva inaccessibile.
Per fortuna il ponte levatoio era abbassato, e non c'era di guardia nessuno. Pinocchio, con fare deciso, entrò nel grande portone insieme al cane Fido: ma, non appena fu dentro, il ponte levatoio si rialzò, e il burattino si ritrovò chiuso nel castello senza possibilità di uscita.
Dentro a un grande salone buio non si distingueva alcun essere animato. In fondo c'era una porta più piccola dalla quale penetrava un barlume di luce. Pinocchio si diresse deciso da quella parte. Ma d'improvviso sbucarono due guardie vestite con una palandrana marrone, che incrociarono le loro alabarde e gridarono: - Altolà! Dove vai? Nessuno ti ha invitato ad entrare! -
Pinocchio non si perse di coraggio, e rispose: - Ma il portone era spalancato! -
- Puoi entrare, ma ti dovremo mettere le manette, perché il nostro padrone non si fida di nessuno -
Il burattino dovette sottostare a quella prepotenza. Anche al cane Fido fu messo un guinzaglio per impedirgli di muoversi liberamente.
Li trascinarono in un'altra stanza un po' più luminosa, in fondo alla quale, su una grande poltrona che sembrava un trono, era seduto il padrone di casa, una specie di orco con due folti sopraccigli.
- Come avete osato entrare nel mio castello? - disse con un vocione che incuteva paura. Vicino a sé teneva un enorme mastino con delle zanne impressionanti.
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