- La gente dei Musoni - rispose Fido - si tiene lontana da quel castello, perché è abitato da un mago prepotente, disposto solo a fare del male -
- Voglio conoscere quel mago - disse Pinocchio. - Tanto, io non ho paura di nessuno. Casomai mi potrà soltanto favorire -
- Torniamo indietro, Pinocchio! Non ti bastano i tuoi burattini? Perché vuoi provare sempre nuove avventure? che cos'hai, dentro quella tua testa di legno? -
Pinocchio non sentì ragioni né consigli, e volle continuare per quella lunga strada. Il castello era lontano, in fondo all'orizzonte. Si riconoscevano soltanto le sue torri e le mura merlate, bisognava compiere miglia e miglia per raggiungerlo, non sarebbe bastata una giornata.
Dovettero fermarsi per la notte in una capanna di pastori che avevano visto all'improvviso ai margini di un prato. Per fortuna era ancora estate e non faceva freddo: si scaldarono un po' sulla paglia che era ammucchiata in un angolo e mangiuarono un pezzo di pane e formaggio che il burattino aveva portato con sé per la passeggiata. Bevvero l'acqua di una piccola sorgente che sgorgava tra le rocce lì vicino. La fortuna sembrava assistere Pinocchio e il suo cane parlante, almeno fino a quel punto.
Fido pensava: ma che strano burattino è Pinocchio: è di legno, ma ha un grande cervello. E poi mangia e beve come un vero essere vivente, si stanca, dorme e si riposa. Lui non invecchia mai? Sarà sempre giovane, sempre un bambino? E' una bella fortuna. E non ha neanche malattie. Oppure sì?
Nel rimuginare questi pensieri, Fido finalmente si addormentò al fianco di Pinocchio che già ronfava da dieci minuti.
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