Stanno spesso insieme, e tra loro c'è anche un po' di amicizia, anche se quella della pecora è un'amicizia remissiva ed anonima, come a dire: - tu mi proteggi, tu controlli dove muovo i passi, e io ti dico grazie -
Un giorno la pecora Serafina si mise a parlare davvero con il cane che faceva la guardia al gregge, il poderoso Barone. Il pastore era lontano, e quindi Serafina poté esprimere liberamente i suoi sentimenti , senza farsi alcuno scrupolo.
-Caro Barone - disse Serafina con la sua voce mite, ma non per questo melensa. - La tua vita io non la capisco. Avresti tante cose di meglio da fare che stare qui ad annoiarti sull'altipiano. Sì, ogni tanto capita qualche lupo e tu ci difendi a costo anche di farti del male: ma questo succede così raramente che non serve a giustificare una vita -
- E tu, Serafina - disse Barone con voce arrogante - che cosa credi di stare facendo meglio di me? -
- Ma questo è il mio destino - replicò la pecora - Io sopporto tutta questa lana sul groppone in piena estate per il bene del mio padrone. Gli dò il latte, con cui egli fa i suoi meravigliosi formaggi e le sue ricotte. Gli dò - e qui le tremò la voce - i miei piccoli agnelli ogni anno e raramente me ne lascia crescere qualcuno. Alla fine, gli dò anche la mia carne, perché nessuno rifiuta la carne di una pecora, anche se vecchia. La mia vita è tutta una dedizione, e basta questo a giustificare tutto -
La pecora Serafina fece una pausa, e Barone riprese la parola: - Eppure, quando al mattino arriva sul pascolo, lui saluta affettuosamente solo me, e non l'ho mai visto scambiare neanche una furtiva carezza con voi pecore. Questo vorrà pur dire qualcosa, non credi, Serafina? -
La pecora si lasciò sfuggire un belato che aveva tutto il tono di un lamento. - Questa è la vita, e anche tu lo sai bene. La vita è fatta di tante grosse ingiustizie, e quasi nessuno si lamenta. I tuoi amici di città vivono molto più splendidamente di te, le loro padrone addirittura ne fanno oggetti di vanto e di confronto, mentre tu vivi miseramente con noi in questo altopiano solitario, accontentandoti di un osso o poco più -
Gli uomini, e anche le donne, hanno imparato, tramite le rivoluzioni, a migliorare le loro condizioni di vita, a strappare qualche privilegio a chi ne ha avuti più di loro: ma gli animali no, se ne sono stati tranquilli a seguire il loro istinto, e solo grandi stravolgimenti tettonici sono riusciti a far crollare il dominio dei dinosauri, lasciando un sostanziale equilibrio fra gli animali. Il leone regna nel deserto, il caimano nelle acque dei fiumi americani, l'orango nelle grandi foreste di alcuni continenti, e nessuno travolge questo pacifico ordine. Gli animali si rispettano e in genere vivono tranquilli procurandosi il cibo necessario secondo le leggi di natura.
Alcuni animali l'uomo li ha addomesticati, come il cane o la pecora, il gatto o la gallina, e anche questi rispettano il gioco senza ribellarsi. Eppure, tra di essi, c'è chi fa una vita magnifica e chi fa una vita miserabile. Ma nessuno porta odio o rancore al suo padrone.
Così la pecora continua a offrire tutto, perfino la sua vita, al proprio tiranno. La pecora Serafina ama il suo padrone quanto lo ama il cane Barone. Così, quando il pastore accarezza Barone e gli fa dono di un pezzo di carne più saporito, Serafina gira la testa e continua a brucare, facendo finta di niente, facendo finta di essere contenta, ma una piccola lagrima silenziosa le scorre sull'occhio sinistro, quello che sta nascosto allo sguardo indagatore del suo padrone.
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