giovedì 21 ottobre 2010

Il ghiro e il castoro -23 - storie di animali

- Dormi, fratello, dormi, se non hai niente di meglio da fare - disse il castoro Anacleto passando davanti alla tana del ghiro Morfeo.
Morfeo era tanto preso nel suo sonno che neanche si accorse che Anacleto passava per la sua ventesima volta davanti alla sua tana, trascinandosi sulle spalle grossi rami d'albero per quella magnifica diga che stava costruendo a valle del ruscello, cinquanta metri più in là.
Intanto Anacleto pensava: quello lì dorme tanto, e non si cura neanche che qualche ladruncolo possa rubargli il cuscino sotto la testa. Ma un dormiglione cosa vuoi che abbia da farsi rubare?
Anacleto lavora e lavora coi suoi compagni a quella diga meravigliosa dentro la quale sta costruendosi una tana che più bella non si può. Lui sì che ama il lavoro per potersi
procurare le cose più belle e meravigliose per una vita serena.
E intanto batte e batte con la sua codona potente per sistemare al meglio la diga. Il suo è un lavoro corale, si può dire aziendale, e non c'è crisi economica che tenga: lavoro ce n'è sempre, per chi abbia voglia di lavorare.
Nel frattempo, il ghiro Morfeo dorme. Ma come farà ad essere così bello e tondo e grasso se sembra che quasi non mangi? Il fatto è che i ghiri, sul finire dell'estate, organizzano una festa favolosa, un banchetto indimenticabile, con leccornie di ogni tipo: poi consumano tutto, e, appanciati al limite del possibile, cadono in catalessi e arrivederci alla prossima primavera.
Il castoro Anacleto, coi suoi bei baffoni che gli cadono sulle guance, pensa che quella del ghiro Morfeo sia una vita bruttissima, e non si rende conto che Morfeo, quando è sveglio e pensa, ha lo stesso sentimento verso di lui: ma perché spaccarsi la schiena dalla mattina alla sera per costruirsi una tana dentro l'acqua? Non potrebbe farsela lì vicino, all'asciutto, con tutte le comodità a portata di mano? Mah! Ognuno ha la sua natura, ognuno crede di far bene facendo quel che gli detta l'istinto.
Certo, il ghiro è un poco filosofo, ama la quiete e la riflessione. Invece il castoro è un tipico rappresentante della razza operaia: non deve star fermo un attimo, lui!
Ma c'è un altro essere, l'uomo, un po' operaio e un po' filosofo, che poi mette tutti d'accordo: gli piace la pelliccia del castoro, e se la prende; ma gli piace anche quella del ghiro, e se la prende lo stesso. Questo gli dice il suo istinto, che più che altro è l'istinto di un predatore. E del significato del lavoro, oppure di quello della filosofia, l'uomo-predatore non tiene conto davvero!


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