Anderson Hernanes ha dovuto vincere almeno un paio di battaglie, prima di diventare il leader della Lazio. La prima di ordine tattico: Reja lo vuole proiettato almeno dieci metri più avanti di quanto fosse abituato a giocare al San Paolo, dove faceva il playmaker a centrocampo, mentre alla Lazio fa il regista offensivo alle spalle delle punte, con licenza anche di penetrare nell'area di rigore avversaria.
Hernanes ha confessato di aver avuto paura di questo cambiamento, mentre in realtà
ha interpretato alla perfezione il nuovo ruolo fin dal primo momento.
La seconda difficoltà che Hernanes ha dovuto superare è quella di ordine fisico, e questa lo vede ancora in lotta. Per ora il ragazzo regge benissimo il ruolo per settanta minuti, poi comincia ad accusare un po' di fatica: è per questo che Reja lo sostituisce quasi sempre nel finale con forze fresche, specialmente ora che ha un Bresciano restaurato a nuovo.
Hernanes è venuto dal Brasile spremuto come un limone, a stagione avanzata, che si concluderebbe entro dicembre, mentre alla Lazio dovrà reggere fino a maggio. Non si è riposato, non ha sostenuto precampionato, ha dovuto apprendere i nuovi schemi praticamente a bruciapelo: questa è la fatica che il Profeta accusa dopo 70 minuti.
In realtà, 70 minuti sono quelli che bastano alla Lazio per fare propria la partita: nel finale, bada a controllare e a difendere il vantaggio. Almeno, finora è andata così.
E per fortuna, centrocampisti di ricambio a buon livello la Lazio li ha: da Bresciano a Matuzalem, da Gonzalez allo stesso Foggia, che attualmente appare la riserva naturale di Hernanes nel ruolo di fantasista e di spalleggiatore delle punte.
La pausa di Natale, quindici giorni preziosi, sarà utile a far tirare il fiato ad Hernanes, a ridargli un po' di smalto e la freschezza degli ottanta/novanta minuti: quanti bastano e avanzano per avere sempre una Lazio molto forte, e forse chissà, sempre in lotta per lo scudetto.
Una prima risposta ce la darà la durissima trasferta di Palermo, la trasferta di Delio Rossi e di Pastore, di Ilicic e di Pinilla, e soprattutto di quello Zamparini che ci ha attribuito il dono del "fattore C". Hernanes sarà il primo a voler dimostrare che non si tratta di C, ma di B: di Bravura autentica.
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