Maria Corda Costa lesse con molta curiosità la tesina di una decina di pagine, e ne rimase come affascinata. Appena finito di leggerla mi disse: - Aspettami. Mi è venuta un'idea! -
Corse giù all'Istituto di Letteratura Italiana, parlò con Walter Binni, e gli fece presente che c'era una tesi molto interessante anche per la letteratura italiana. Purtroppo Binni, pur interessato, le spiegò che aveva una quantità incredibile di tesi da preparare, e che le cose sarebbero andate per le lunghe.
La Corda Costa, dunque, accettò di seguire lei la tesi, e mi diede appuntamento alla settimana successiva per un primo capitolo, dedicato alla sintesi generale sull'Illuminismo. Le piacque, ma non troppo: si rese conto che non ero portato a un compito così gravoso come quello di dare un giudizio stringato su un fenomeno così complesso.
Molto meglio andarono i capitoli successivi sull'illuminismo milanese, sulla famiglia di Pietro Verri e del fratello Alessandro, lui pure scrittore di rilievo, gli intrecci non privi di qualche complicazione scandalistica con la famiglia di Alessandro Manzoni, nello specifico con la madre Giulia Beccaria, figlia del famoso illuminista Cesare e presunta amante di un altro dei Verri, Giovanni. Da qui addirittura la possibilità che Alessandro Manzoni, in realtà, possa essere stato un Verri lui stesso.
La tesi si andava sviluppando con grande semplicità e facilità di lettura, quasi come un romanzo.
A un certo punto l'analisi si concentrò sul libretto "Memorie a mia figlia", un vero e proprio trattato sui diritti della donna nella società del suo tempo, diritti molto difficili da far valere in un periodo che vedeva ancora situazioni tipicamente medioevali nella vita politica e civile.
La Corda Costa era molto contenta dell'andamento della mia tesi: poco dopo le vacanze natalizie il testo era ormai pronto e corretto.
Nessun commento:
Posta un commento