Trevi nel Lazio è un delizioso paese di montagna, al di sopra degli altipiani di Arcinazzo e verso le montagne dei Simbruini, Filettino e gli impianti sciistici di Campo Staffi.
In questo paese di circa tremila abitanti, io ho trascorso due degli anni più belli della mia vita.
Intanto, la scuola: un impatto felice, per me. Avevo già fatto un paio d'anni di lunghe supplenze in scuole di Roma: qui però era tutto diverso. Ragazzi quasi tutti sereni, educati in modo interiore, desiderosi di apprendere, alcuni veramente in gamba. Ti ascoltavano: e questo è tutto.
Quando hai di fronte gente che ti ascolta, vuol dire che hai saputo instaurare un dialogo basato sul rispetto reciproco. Per me era importante insegnare loro a parlare, e possibilmente anche a scrivere.
Poi l'ambiente: preside e colleghi in gamba, discreti, aperti, e non solo nelle ore di scuola, ma anche per il resto della giornata, che trascorrevamo insieme sia in pensione, e quindi a pranzo e a cena, sia nelle passeggiate e nei divertimenti.
Mi ricordo che una sera, dopo cena, ci fermammo nel giardino pubblico antistante il cimitero, che si trova proprio all'ingresso del paese. Ci prese una voglia irrefrenabile di cantare: le più belle canzoni popolari.
Era buio fitto, ormai, e stavamo intonando " O Angiolina, bella Angiolina", quando vedemmo il sindaco del paese, Pio Del Signore, accostarsi piano piano e fermarsi ad ascoltare con grande attenzione.
Noi ci allarmammo un pochino: stavamo forse infrangendo la quiete e l'ordine pubblico? - No, no - smentì il sindaco. - Volevo soltanto ascoltare da vicino queste belle canzoni -
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