Il caffè era il luogo dove la gioventù s'incontrava e discuteva degli argomenti politici più urgenti. I due fratelli Verri, non contenti, negli stessi anni fondarono "La società dei pugni", con la quale s'invitava la gente alla discussione e al confronto delle idee, fino ad arrivare alle estreme conseguenze, cioè...ai pugni veri e propri.
C'era un fervore, nelle idee del Verri, che un po', a duecento anni di distanza, nel 1967-68, era tornato nell'aria come desiderio di profondo rinnovamento.
Alla professoressa Maria Corda Costa l'atmosfera culturale che la mia tesi proponeva piacque veramente, e mi garantì in questo modo il consenso di poterla discutere con il titolare dell'Istituto Pedagogico, Aldo Visalberghi, che fu il mio relatore, mentre come correlatore io scelsi il prof. Nino Valeri, allora responsabile della cattedra di Storia Medioevale, ma in procinto di passare a quella di Storia Moderna. Nino Valeri era autore di un bel libro dedicato al suo concittadino milanese Pietro Verri, e come tale profondo conoscitore della materia su cui la mia tesi era impostata: un rischio calcolato, in quanto il correlatore, nella discussione di una tesi, deve sostenere "la parte del diavolo", deve cioè cercare di mettere il bastone fra le ruote.
Io, però, ero ben sicuro della mia scelta, avendo più volte citato Nino Valeri fra le note bibliografiche della tesi ed elogiato con piena sincerità il contenuto del suo volume.
Nino Valeri andò oltre ogni mia previsione. Fu solo lui ad aprire il colloquio con me, e lo fece per sottolineare l'originalità della tesi e l'interesse dei suoi contenuti, sviluppati su circa 220 pagine.
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