Pinocchio sta affacciato alla finestra, nella casetta giù in fondo al paese. Sono le cinque del pomeriggio, e Geppetto se n'è andato all'osteria a giocare a carte con mastro Ciliegia. Forse si è dimenticato che ha un figlio, adesso in carne ed ossa e non più di legno, del quale deve prendersi cura. E' quasi ora di cena, e del caro babbo, in casa, nessuna traccia.
Pinocchio, ora, è un bravo bambino, sono passati alcuni mesi dalle sue straordinarie avventure. Non combina più né maldestri né bricconerie. Ma sembra che qualcuno si voglia approfittare della sua bontà: non solo non c'è il babbo, ma nemmeno la Fata Turchina pensa più a lui!
Pinocchio manda giù un sospiro di rassegnazione, e aspetta alla finestra che il suo babbo ritorni e gli prepari la cena: magari anche soltanto due o tre pere, che mangerebbe volentieri con tutta la buccia e tutto il torsolo.
Ma...a un tratto Pinocchio ha un soprassalto. Possibile? No, lo sa benissimo: il suo vecchio amico Lucignolo è morto. Eppure...chi è quel ragazzino, anche lui di nove anni, con quel ciuffo ribelle e quella andatura dinoccolata? Lucignolo?
- Lucignolo! Lucignolo! chiama con tono disperato, sapendo che non puo essere vero.
- Sì, Pinocchio, sono io! Dunque scendi: che cosa aspetti? -
- Tu? ma come? ma quando? -
Nel dir così, Pinocchio si precipita giù per le scale, vaa incontro al suo amico, lo abbraccia, lo bacia: è proprio vero! è proprio vivo!
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