Pinocchio, per il momento, si divertiva a fare il presentatore degli spettacoli, e la sua bella tromba ormai la suonava stabilmente il bravo Remigio, che compiva delle vere prodezze, con degli "a solo" molto apprezzati dal pubblico che ascoltava le loro belle canzoni e melodie.
Pinocchio raccontava un po' anche la vita di Giuseppe Verdi, o le storie originali della nascita delle singole canzoni, di cui aveva imparato il nome e le interessanti vicende sugli spartiti musicali e su pubblicazioni speciali che il burattino acquistava e leggeva, dedicando loro un po' del suo tempo. Conosceva quindi tutte le date in cui le canzoni erano nate, e il pubblico ascoltava con interesse le storie che quel divertente burattino sapeva narrare con così grande vivacità, guadagnandosi applausi e risate di consenso.
Il cagnolino Monello, con le sue orecchie diritte che facevano tanto simpatia, e i suoi occhietti vispi, riempiva sempre di belle monete e monetine la sua ciotola di alluminio, attesa dai bambini con grande gioia.
Però l'estate stava per finire, e la piccola compagnia musicale sapeva che sarebbero arrivati momenti più difficili. Per questo, si dirigevano sempre più verso il meridione, cercando Roma e le province più a sud, dove il tempo sarebbe stato certamente migliore. Inoltre sapevano che Remigio voleva arrivare in Ciociaria e a Picinisco prima che fosse inverno, sperando di ritrovare i parenti del suo vecchio maestro dai capelli bianchi, e di fermarsi un po' di tempo con loro magari per le festività di Natale.
Pinocchio era d'accordo, ma nella sua mente aveva deciso di staccarsi dalla compagnia prima che arrivasse a Roma, perché voleva tornare indietro verso la sua cara Toscana.
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