Esempi emblematici della superficialità e improvvisazione del modo in cui vengono date le notizie sono quelli dell'ecatombe nel Darfur, o della guerra civile somala, per non parlare dei rigurgiti indipendentisici della Cabinda, da cui si estrae la metà del greggio angolano, e dove si consuma uno dei tanti conflitti lontani dai riflettori internazionali. Certo, vorremmo che l'interesse perdurasse e che qualcuno, nelle sedi opportune del vasto areopago della comunicazione, richiamasse l'attenzione sull'esigenza di promuovere il rispetto per la persona umana. E che vi fosse maggiore diligenza nel raccontare la verità dei fatti, nella consapevolezza che, in quelle terre, angherie di ogni genere sono consuetudinarie e non occasionali.
Rimane e primeggia, lo sappiamo bene, l'informazione legata alla circostanza fortuita dell'evento e della sua fonte. Inoltre, ogni cronaca giornalistica, reportage o approfondimento non può prescindere dal vissuto di chi scrive. Proprio per questa ragione è bene rammentare che non esiste un modo di raccontare asettico e neutrale rispetto alla Storia.
(da un articolo di Giulio Albanese)
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