domenica 15 luglio 2012

Pinocchio ancora burattino: 112. Pinocchio e i tre folk

Non andò come voleva Pinocchio. Il quartetto musicale, anzi, cambiò nome mantenendo il suo per primo: "Pinocchio e i tre folk". Gli spettacoli si ripetevano ogni due o tre giorni, a seconda del nuovo paese che incontravano.
Inoltre i tre ragazzi e il burattino rinnovavano spesso il loro repertorio per non annoiarsi ripetendo sempre le stesse canzoni, e siccome era Pinocchio quello che le ascoltava, le eseguiva in anteprima e le insegnava agli altri, così si accorse che questa volta non poteva andarsene via così, soltanto per cambiare avventura.
Arrivarono alle porte di Roma, però nessuno dei quattro aveva voglia di esibirsi nella grandissima città: avevano paura di sfigurare, di ricevere disapprovazioni e critiche, e preferivano dare piccoli spettacoli in piccoli paesi, tra gente semplice e generosa.
Pinocchio andava modificando anche il suo carattere: le sue avventure diventavano più lunghe e ragionate, non sentiva il tempo corrergli dietro invitandolo a far presto. Presto perché? Per tornare al suo paese? Per rivedere Geppetto, Lucignolo e la Fata Turchina? Ora si trovava tanto bene con Remigio, Lamberto e Ulderico, e quel mestiere di cantastorie e di presentatore era per lui una grande e appassionante scoperta.
Girare l'Italia, paese per paese, aveva il suo fascino. Conoscevano tante cose nuove. Facevano amicizia coi giovani della loro età:  si fermavano anche due o tre giorni nella stessa cittadina o nello stesso villaggio. Si era sparsa la voce della loro bravura e li aspettavano, e il successo era sempre sicuro. Guadagnavano bene, avevano sempre delle offerte generose.  Con il cattivo tempo, li ospitavano sotto i portici, o nel chiostro di un convento, o in una sala comunale, con il sindaco che spesso offriva un compenso a nome di tutta la comunità.

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