Ci dispiace sottolineare qualcosa del grande Edy Reja che ai tifosi piaceva poco. E non stiamo parlando del suo tipo di gioco sparagnino e chiuso allo spettacolo, quanto invece al personale atteggiamento che il tecnico assumeva nei confronti di alcuni giocatori. Chiaramente, Reja non aveva molta simpatia, almeno inizialmente, per alcuni giocatori. Ad esempio Stendardo. Come si poteva rinunciare a un buon marcatore e a un atleta di peso come Stendardo, con una difesa che faceva acqua da tutte le parti e aveva bisogno di "veci" con Zauri e Scaloni o di giocatori inaffidabili come Garrido? Stendardo è stato costretto ad emigrare, e ora torna deciso a riconquistare posizioni.
Un altro che ritorna con le stese intenzioni bellicose, deciso a ritrovare se stesso, è Maurito Zarate, che con Reja non ha mai trovato l'accordo e non si sono mai capiti tatticamente, anche se un po' di colpa personale l'estroso argentino ce l'ha, ma forse andava compreso e perdonato un po' di più, e soprattutto incoraggiato.
Ricordiamo inoltre grosse difficoltà iniziali per Rocchi, Diakité e Gonzalez, tre giocatori che ce la mettono sempre tutta, ma non convincevano troppo il tecnico friulano. Rocchi ha dovuto penare almeno un campionato per cominciare a trovare posto con una certa regolarità. Diakité è stato sempre considerato una riserva, anche se alla lunga si è dimostrato più continuo, più efficace e più dinamico dei vari Dias, Biava, Konko e perfino Radu. Era uno da incitare e da sostenere anche quando commetteva qualche errore d'ingenuità. Infine Gonzalez: che non avrà una tecnica sopraffina, ma ha sempre dato tutto, è un nazionale uruguayano e insieme a Lulic è il vero polmone del centrocampo: eppure Reja non era mai soddisfatto e Gonzalez era sempre considerato poco più che uno scarparo.
Stendardo, Diakité, Zarate e Gonzalez: quattro uomini sicuramente da rilanciare dal nuovo tecnico Petkovic.
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