Subito dopo l'esibizione del pagliaccio Pinocchio, in programma c'erano gli acrobati del trapezio, e tra essi la piccola Ofelia. I loro voli spettacolari lasciavano il pubblico con il fiato sospeso. Pinocchio non aveva occhi che per la sua picola amica, che si tuffava nel vuoto per andare a raggiungere le mani di un altro acrobata, oppure la barra vuota di un trapezio che ruotava nell'aria.
Sotto c'era la rete di protrezione, ma se ci fosse stata una caduta, gli acrobati si sarebbero fatti male ugualmente, anche se erano molto allenati. Un acrobata caduto, magari con una spalla malridotta, poi non avrebbe più potuto lanciarsi nell'aria con tutta quella sicurezza, e la sua carriera sarebbe finita per sempre.
Ma Ofelia volteggiava nell'aria agile e leggera con la sua calzamaglia rosa. Pinocchio aspettava con ansia che l'esercizio finisse, e quando Ofelia finalmente era a terra, correva ad abbracciarla per farle le sue congratulazioni.
Pinocchio, certo, era un burattino di legno, ma dentro sembrava aver conservato il cuore di un bambino vero, che sapeva soffrire, gioire ed amare. Forse Pinocchio aveva preso ad amare Ofelia? Il burattino se lo chiedeva, e non voleva, scrollava le spalle di legno e voleva allontanare da sé il pericolo di rimanere legato a una persona.
- Il mio destino è di andare in giro per il mondo, di essere libero, di non legarmi a nessuno. Ho lasciato Geppetto, ho lasciato Lucignolo, ho lasciato la Fata Turchina, ho lasciato la pastorella Rosetta, ho lasciato anche la sirenetta Aissa fuggendo via dal fondo del mare. Non posso restare legato qui alla piccola Ofelia - si diceva Pinocchio quando la sera tardi andava a dormire nel suo lettino a un angolo del tendone -
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