- Pinocchio, dove sei? - chiedeva Polifemo tirando la corda.
Il montone sembrava che capisse, e rispondeva a modo suo: - Mooo...mooo...-
Finalmente il gigante tirò a sé la corda e si accorse dell'inganno.
Allora cominciò a urlare: - Pinocchio, Pinocchio, piccolo traditore! Ingrato burattino! Stavi forse male con me? Rispondimi...ritorna indietro, non ti farò del male! Tu sei il mio occhio, con te avevo recuperato la vista. Ah, Pinocchio traditore! -
Pinocchio sentiva quegli urli che facevano rimbombare la montagna. Il suo cuore, anche se era di legno, batteva a ritmo precipitoso. Poi cominciarono a piovere grosse pietre, ma Pinocchio era ormai giunto in riva al mare e si era riparato al sicuro, dietro a un grande faraglione. Ed ora? Nella sua mente Pinocchio cominciò a chiamare il Tonno Turiddu, il suo salvatore. Avrebbe funzionato anche questa volta?
Si stava facendo sera; le urla di Polifemo piano piano si erano spente, le rocce non cadevano più dalla montagna. Si era levato un vento forte che sembrava un lamento, e forse era il lamento del gigante.
Pinocchio, con i piedi nell'acqua, cominciava a battere i denti, quando gli sembrò di sentire un forte guizzo fra le onde, e sentì una voce che disse: - Mi hai chiamato? -
_ Oh, Turiddu, amico mio: sei arrivato ancora una volta! Sei tu? -
- Sì, sono io, Pinocchio. Stavolta l'hai combinata proprio grossa, e potevi lasciarci la vita, anche se sei di legno. Sali sul mio dorso, e basta con le avventure. Ti riporterò a casa tua, in riva al tuo mare, davanti alla caverna del Pescatore Verde -
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