- La mia epoca? Non sai che io sono figlio degli dei, e dunque sono immortale? Io vivo sempre, anche se sono cieco, e nessuno potrà mai uccidermi. Non ci riuscì neanche quel demonio di Ulisse, che mi accecò con una trave arroventata, e poi fuggì, nascondendosi sotto i grossi montoni del mio gregge insieme ai suoi compagni. La conosci o no, questa antica storia? -
- Certo che la conosco, Polifemo. L'ha raccontata un grandissimo poeta, Omero, nella sua "Odissea", la storia delle avventure di Ulisse. Me l'ha ricordata proprio ieri un mio amico carissimo, il Tonno Turidddu -
- Ah, il Tonno Turiddu? Conosco anch'io il valore di questo grande pesce. Tu sei suo amico? -
- Sì, un grande amico. Mi ha salvato dai guai almeno due volte -
- Hai detto che ti chiami Pinocchio? Un nome simpatico: Pin...occhio. Io il mio occhio non l'ho più. Vuoi essere il mio occhio? Mi aiuterai a custodire il mio gregge. Sai, ogni tanto mi rubano delle pecore approfittando della mia cecità. Ora tu mi aiuterai e diventerai anche ricco, perché io produco formaggi squisiti e ricotte. Mi aiuterai anche a tosare le pecore e a vendere la lana: ci sono grandi affari da concludere -
- Certo, Polifemo. Ma io sono un tipo irrequieto, non so stare più di qualche mese nello stesso posto. Un bel giorno me ne vorrò andare via. Tu me lo permetterai?-
- Non pensarci ora, Pinocchio. Quando quel giorno verrà, decideremo quel che farò -
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