Nella Biblioteca Nazionale all'Università, fra le tante ricerche da me fatte, avevo scovato un bel libro francese che trattava l'argomento dell'illuminismo milanese in modo approfondito e con toni di meraviglia e di ammirazione.
L'autore era Louis Bouvet, il libro risaliva all'inizio del'Ottocento, quindi distante solo una quarantina d'anni dall'epoca di Pietro Verri. Un libro ampiamente documentato e comunque a contatto quasi diretto con quell'epoca. Fu un po' il faro della mia tesi, in quanto mi forniva tutta una serie di dati bibliografici estremamente preziosi.
Inoltre l'operetta "Memorie a mia figlia" era trattata con un certo rilievo: l'unica pubblicazione sulla quale, fra le tantissime che si riferivano all'argomento dell'illuminismo nel campo educativo, si affrontava l'argomento della donna che tende alla sua affermazione ed espansione.
Nell'operetta di Pietro Verri sono trattati tutti gli aspetti del problema: da quello della bellezza fisica a quello dell'ampiezza della formazione culturale e perfino politica. Divertente poi l'argomento del matrimonio, in cui il Verri, conoscendosi benissimo come un audace conquistatore di donne, dà tutta una serie di consigli a sua figlia per non rimanerne vittima e per controbattere con efficacia.
L'Illuminismo vide sulla scena politica dominare due grandi donne: Maria Teresa d'Austria e Caterina di Russia. Furono esse ad aprire Vienna e Mosca alle grandi idee della scienza e del progresso. Anche Milano si inserì bene in questo clima di apertura, dove alla donna non era riservato un ruolo secondario.
Pietro e Alessandro Verri fondarono la rivista "Il Caffé"intorno agli anni 1763-64, che come vedete precedono di poco, venticinque anni, lo scoppio della Rivoluzione Francese.
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