Il drago, pian piano, riprese la via verso la caverna, sulla cima della montagna, dove con calma portò nel suo covo la povera bambina.
Quando il fratello Giacomino giunse sul pascolo, trovò il gregge completamente sbandato e in preda a un evidente terrore. Cercò la sorella, e ben presto vide strisce di sangue, e riconobbe i brandelli del suo scialle verde. La terra, intorno, era smossa come se vi fossero passate le smisurate zampe di qualche enorme animale sconosciuto.
Giacomino prese a urlare, pieno di terrore, seguì per un po' le tracce di sangue della bambina, e vide che finivano all'interno del bosco, i cui alberi apparivano squassati e in parte abbattuti. Doveva trattarsi di una enorme belva feroce. Il bambino, tra le lagrime, non poté fare altro che radunare il piccolo gregge e ricondurlo pian piano, sempre piangendo, fino al paese.
Lo incontrarono tre o quattro contadini, che lessero il terrore nei suoi occhi. - Un mostro... un enrome bestione...Mia sorella è stata uccisa e portata via. Ho visto il suo sangue e tracce dei suoi vestiti - rispondeva a fatica il bambino alla gente spaventata che lo interrogava.
In breve tutto il paese fu messo in allarme. Dal campanile della chiesa cominciarono a rintoccare le campane coi suoni lugubri di un funerale. I genitori di Giacomino accolsero il bambino tra i pianti disporati, e lo abbracciarono per cercare di calmarlo, ma i più disperati erano loro nel conoscere la straziante fine di Rosetta.
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