Il drago aveva trovato una grande grotta proprio al vertice di un monte solitario, e lì si era sistemato per la notte e per tutte le notti successive, sospirando al ricordo del continente lontano da cui proveniva, e dove aveva lasciato, senza sapere come, trascinato dall'uragano, la sua grande famiglia di rettili alati.
Di giorno, il drago si affacciava dalla sua caverna, e andava a caccia di cibo. Non aveva freddo, pur essendo inverno, con le sue fiamme incorporate, ma aveva tanta fame, e cercava qualcosa di corposo per nutrirsi. La prima vittima che incontrò fu un povero scoiattolo persosi tra i rami di un abete, ma non gli bastò, era appena un piccolo antipasto. Cercò allora di meglio nel bosco, e stavolta trovò una piccola famiglia di cinghiali: come lo videro, si misero a urlare pietosamente, ma uno di essi fu vittima della grande fame del drago. Gli altri fuggirono terrorizzati, spargendo per tutto il bosco la notizia di quel grande e pauroso castigatore.
Non lontano dalla caverna del drago era un piccolo paese di montagna. Una contadina, sola nella sua campagna, vide i cinghiali in fuga, e le venne di guardare in alto: lo vide, spaventoso e con l'enorme coda circonfusa di fiamme, e da quel momento il paese non ebbe più pace. Si avvertiva ormai dietro ogni uscio serrato la paura del grande mostro divoratore.
Le campane della chiesa suonarono a morto, e alla gente che si chiedeva il perché di quel suono triste e pieno di sconforto si rispondeva, da parte di chi conosceva la notizia, che il paese ormai non avrebbe più avuto pace. Tutti dovevano avere paura, perché la morte era in agguato.
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