Sta di fatto che nell'assemblea plenaria di fine anno, di fronte a più di un centinaio di colleghi riuniti insieme, lui, che non mi rivolgeva mai direttamente la parola, se ne uscì clamorosamente con questo improvviso intervento: - Caro Jadicicco, con enorme sorpresa, a tempo ormai scaduto, ho ritrovato in fondo a un cassetto la proposta della tua nomina a cavaliere del lavoro che avrei dovuto firmare entro il 30 maggio. Purtroppo, il termine è scaduto. Mi perdonerai? -
Certo che lo perdonai, alzandomi in piedi e dicendo che non era poi così importante, era stato più che altro un episodio casuale. Infatti, di questa mia nomina non m'importava poi troppo: avrei avuto ancora altre occasioni per riproporla, e se non l'ho fatto, evidentemente non era una questione di vitale importanza. Si era trattato più che altro di una battuta che avevo rivolto a un amico, e questi mi aveva preso sul serio.
Ma certamente, per il signor Preside, quella dovette essere una clamorosa rivalsa nei miei confronti, come per dirmi: - Vedi che ti succede ad essere così scortese nei miei confronti? Non vuoi umiliarti a chiedermi un sia pur minimo favore? Come vedi, un'occasione per ripagarti può sempre capitare, e certo non me la lascio scappare -
Però non sono sicuro che sia andata proprio così. Può darsi benissimo che si sia trattato davvero di una dimenticanza. Certo, se i miei rapporti con lui fossero stati più brillanti, e se davvero mi fosse importato tanto di diventare cavaliere del lavoro, mi sarei preoccupato di venir a sapere che in fondo al suo cassetto c'era una tale domanda, e lui sarebbe stato ben felice di farmi il dono del suo sì e della sua preziosa firma. Oggi sarei cavaliere del lavoro: ma forse lo sono lo stesso, sia pure senza cavallo.
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