Quando, come un ciclone, arrivò a Palestrina un preside nuovo da un paese vicino, l'atmosfera, nel nostro istituto, cambiò all'improvviso. Astutamente, il preside nuovo, pur non essendo affatto di sinistra - io, che lo conoscevo, sapevo anzi che era di estrazione decisamente conservatrice - rovesciò la situazione in atto, che era stata sempre pilotata da elementi moderati, e si gettò nella mischia cercando il sostegno della CGIL e degli esponenti delle idee di sinistra.
Ci fu una conversione generale anche di quelli che idee politiche ne avevano poche, e soprattutto poco chiare. Fatto sta che la segreteria economica, quella didattica, il consiglio d'istituto e il collegio dei docenti cambiarono tutti la loro rappresentanza, e saltarono allegramente sul carro del vincitore.
Da quel momento, tutto quello che era andato bene fino ad allora non andò bene più. Me ne accorsi subito nel trattamento riservato alla mia sezione, la B, fino ad allora da tutti considerata nettamente la migliore. Ci fu uno smantellamento generale, con gli insegnanti base cambiati, e io, che rimasi al mio posto e naturalmente con le mie vecchie idee, perché non sono mai stato un voltagabbana, mi ritrovai decisamente a disagio, e cominciò per me una lotta serrata contro i mulini a vento.
Si cominciò con lo sminuire la valutazione nei miei confronti. Io, che ero stato sempre considerato, non dirò il migliore, ma uno dei migliori insegnanti, mi ritrovai improvvisamente bollato con la valutazione, allegramente posta in giro, delle "quattro pappole". Uno dei primi giorni venne in ispezione nella mia classe terminale della quinta B il signor preside in persona, il quale aveva mandato in giro per le classi una sua comunicazione con bigliettini rivolti individualmente ai singoli alunni, e trovandoli casualmente quasi tutti sparsi in terra, rimproverò la classe e l'insegnante, che ero io.
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