venerdì 20 settembre 2013

Anni di scuola: 199. Totti non mi salvò

Ricostruzione della carriera, ultima tappa prima della pensione. Non c'è nulla di più affannoso della lunga e pesante ricerca di certificati di servizio presso le dozzine di scuole nelle quali si è prestato il proprio insegnamento nei lunghi decenni della carriera. Specialmente quelli iniziali, segnati da un servizio con tantissimi cambiamenti e continue interruzioni e trasferimenti. Una ricerca che costa molto in fatto di tempo, di viaggi e di denaro. 
Finalmente si arriva a depositare il proprio fascicolo al Provveditorato agli Studi, nel mio caso di Roma, che è una specie di giungla molto simile ai meandri di un ministero quasi inespugnabile. Nel frattempo domina l'ansia di fare in tempo entro il 30 settembre, in modo da far coincidere la pensione con la fine dell'anno scolastico per evitare altri pasticci e ritardi burocratici.
Convinto di aver chiuso tutto entro il tempo massimo, senza sbavature e possibili code, mi recai finalmente all'ufficio del funzionario addetto a concedere il sospirato "exequatur", cioè l'autorizzazione alla liquidazione e alla definizione della cifra relativa alla pensione mensile.
Entro, e trovo un robusto funzionario cinquantenne, in una stanza che è tutto un santuario dedicato ad un autentico idolo: Francesco Totti, il grande campione della Roma. Lo studio del funzionario straripa di manifesti, poster e gigantografie giallorosse, ed io, poveretto, di quasi secolare filiazione biancoceleste, sento come una mano stringermi alla gola. Ciononostante dichiaro la mia fede laziale, sperando di trovare uno spicciolo di simpatia sportiva.
No. L'addetto apre il mio fascicolo e trova due gravi carenze nel curriculum: non esistono, o meglio sono scamparse, le prove di due miei anni di preruolo. Invece di trentotto anni, ne risultano trentasei.

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