La mia carriera d'insegnante è durata così a lungo che ho avuto l'onore di avere come colleghi alcuni dei miei migliori allievi, laureati e vincitori di concorso come insegnanti.
Il migliore di tutti fu un ragazzo di Palestrina, dotatissimo per le materie scientifiche, ma altrettanto valido anche in quelle letterarie. Si chiamava Alberto Lulli, un alunno dalla grande serietà, ma anche dalla battuta pronta e pungente. Ricordo ancora adesso con quanta serietà preparò il suo esame di maturità: pur essendo bravissimo in Ragioneria, volle presentare come prima materia italiano, e mi chiese anche dei libri per poter presentare la critica dei nostri maggiori letterati e delle nostre correnti dell'Ottocento e del Novecento.
Naturalmente all'esame andò benissimo, prese il massimo dei voti con la lode della commissione, e poi frequentò brillantemente l'università nell'indirizzo economico. Nel giro di pochi anni, quattro o cinque, me lo ritrovai così al fianco come insegnante, dapprima come incaricato annuale e ben presto come vincitore di cattedra. Un vero fenomeno di serietà e bravura.
Con Alberto Lulli sono stato collega per una ventina d'anni, nella stessa sezione e nelle stesse classi, erede di un grande professore di Ragioneria, Aldo Bussani, una delle figure storiche del nostro istituto Luzzatti. Con Lulli sono andato sempre d'amore e d'accordo: mai un contrasto, mai un dissapore, reciproca stima e amicizia, anche se fra noi c'erano venti anni di differenza.
Ricordo che una volta, con una semplice battuta, gelò una nostra collega che mi dava ogni tanto qualche passaggio per Cave, e che all'improvviso non volle farlo più perché probabilmente non soddisfatta del mio giudizio di presentazione del figlio agli esami di maturità.
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