Come fa un preside, che non ha un'adeguata cultura perché ha vinto il concorso con una di quelle raccomandazioni speciali che una volta erano pane di tutti i giorni, a battere la strada delle circolari estremamente impegnative perché rivolte a un centinaio di persone laureate che le sottopongono al loro vaglio e al loro giudizio?
La vita di un preside - o dirigente d'istituto - oggi è tutt'altro che facile, a meno che non sia così intelligente da limitare al minimo indispensabile i suoi interventi scritti, oppure da farsi aiutare da qualcuno che, pur non essendo preside, sia più esperto di lui.
Ma esiste, purtroppo, anche la categoria del preside pavone, che non esita a mostrare le variopinte penne della sua coda senza accorgersi che sono striminzite e lasciano scoperta una parte del posteriore.
Le novità tecniche della didattica sono continue, e così diventa indispensabile che un preside s'impegni in una costante frequentazione delle innovazioni.
Era freschissima la novità della scelta di un insegnante-guida in ciascun corso e in ciascuna classe, che facesse da guida agli altri docenti meno esperti. Così, un giorno, il nostro preside emanò una circolare in cui era prevista la scelta del tutor (semplicemente, il tutore). Ma, essendo il suo latino qualcosa che si perdeva nella notte dei tempi, il "nostro" identificò quella parola con un anglicismo piuttosto estroso, che si rifaceva alla famiglia reale dei Tudor.
Al sottoscritto - maledizione! - nel leggere quell'attesissima circolare alla presenza di una dozzina di colleghi molto interessati, venne istintivo prendere una penna rossa che aveva a portata di mano, una di quelle che servono per correggere i temi, e di sottolineare con un vistoso segno color sangue quell'errore così pacchiano.
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