Pinocchio non si perdeva in chiacchiere, e tutto quello che progettava riusciva a realizzarlo in men che non si dica. Grazie anche a quei cari zecchini d'oro che si era andato guadagnando in tanti modi, e che teneva gelosamente nascosti perché a qualche gatto o a qualche volpe non venisse ancora una volta voglia di rubarglieli. Quei ladri che avevano rubato il burattino dalla bottega di Marianna, neanche avevano immaginato su quale piccolo tesoro avessero messo le mani: ma Pinocchio era stato bravo a denunciarli e a mandarli dritti in carcere.
Ora Pinocchio fece valere il suo occhio lungimirante, e al mercatone di una grossa cittadina acquistò un bel cavallo, un bel carretto coperto da un robusto tendone, e prima di tutto una bellissima tromba di ottone lucente per comporre un grande trio con l'armonica a bocca di Lamberto e il violino di Ulderico.
Pinocchio volle provare e riprovare, prima di esibirsi sulla pubblica via. Aveva una paura matta di fare una brutta figura, e di spezzare quella bella armonia musicale che univa i suoi nuovi compagni.
- Ma sei bravo, Pinocchio! - esclamò con entusiasmo Lamberto quando lo sentì suonare la tromba. Pinocchio aveva scelto come brano una bella melodia, si chiamava "Va' pensiero", ed era del grande musicista Giuseppe Verdi che l'aveva composta nella sua famosa opera "Il Nabucco". L'esecuzione riuscì benissimo: Ulderico aveva un lagrimone che gli luccicava sugli occhi, e si unì subito col suo violino. Poi si unì anche Lamberto con la sua armonica a bocca. Non volevano dare spettacolo: stavano ai margini di un prato, vicino alla strada maestra, ma un po' di gente si era fermata ad ascoltare.
Quando i tre ebbero concluso, la gente si mise ad applaudire con entusiasmo: - Bravi! Bravi! -
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