mercoledì 4 luglio 2012

Pinocchio ancora burattino: 101. Il gatto nero

Pinocchio bussò, il portone si aprì, un giovane carabiniere con la coppola in testa gli chiese cosa volesse.
- Devo denunciare un furto di gocattoli avvenuto la notte appena trascorsa nel paese qui vicino - disse Pinocchio tutto d'un fiato.
 - Entra e bussa alla porta grande là in fondo -  disse il giovane carabiniere.
 Un gatto nero vide Pinocchio e andò a strofinarsi alle sue gambe di legno, incuriosito.
Pinocchio lo cacciò via con un piccolo calcio: - Via, via! E' da un po' di tempo che i gatti non mi piacciono, né bianchi né neri, e mi sembrano anch'essi dei ladri! - disse Pinocchio a bassa voce. - Magari sei parente di quel gattaccio che mi rubò con l'astuzia i mei vecchi zecchini d'oro donatimi da Mangiafuoco! -
Il maresciallo dei carabinieri lo accolse  con gentilezza. - Che cosa vuoi, signor burattino? -
Pinocchio raccontò senza quasi respirare quel che gli era accaduto la scorsa notte. - Ah, sì, la signora Marianna, una vedova tanto gentile: la conosco. E chi saranno questi ladroni mi pare anche di saperlo: mi hanno detto che questa mattina presto è passato un carro sospetto, con un grosso tendone d'incerata verde e due brutti tipi che lo conducevano. Se non sono andati troppo lontano, possiamo rincorrerli con due guardie a cavallo, riprendere la merce e metterli tutti e due in guardina. Ce li terremo per un bel pezzo, perchè da un  po' di tempo, nella zona, si lamenta tutta una serie di furti. Tu non allontanarti, Pinocchio, perché ci serve un testimone che riconosca la refurtiva -

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