Non si sa come, ma un giorno una pulce e un elefante si incontrarono. La pulce era riuscita a saltare vicino agli enormi orecchi dell'elefante, che, avendo avvertito una specie di pizzicotto, riuscì, aguzzando gli occhi, a riconoscere il minuscolo animale.
- Sei piccola - disse Tom l'elefante con un vocione che fece tremare Ezzelina, la piccola pulce salterina - ma riesci a far male anche a un bestione come me. Come fai ? -
- Come faccio ? Tu hai una pelle ruvida e dura, ma io riesco sempre a trovare il punto debole della mia vittima e a farla soffrire -
- Non dirmi che riesci a far soffrire pure l'uomo, che è il mio padrone, ed è intelligentissimo -
- Pss! Intelligentissimo! Io me lo metto in tasca quando voglio, metaforicamente parlando -
- Mi dici come fai? Come è possibile? -
- Vedi, Tom - disse Ezzelina pensando di avere ormai ottenuto la confidenza del bestione. - Io faccio all'uomo esattamente quello che l'uomo fa a te. Tu sei cento volte più grande, e con un piede potresti schiacciarlo comodamente, ma lui ti ha messo la gualdrappa, ti ha sistemato sulla groppa un comodo baldacchino, tu porti a spasso elegantemente - ed elefantemente - lui e la sua famiglia, e per farlo salire sulla tua groppa tu ti inchini fini a terra e lo adori come fosse un dio -
- Ma lui, in un certo senso, è proprio il mio dio. Io lo amo e lo rispetto. Lui mi tratta bene, mi tiene pulito, mi dà da mangiare delle prelibatezze, e io gli voglio un gran bene. Che mi ha fatto di male? -
- Certo. Ti sei dimenticato di quando ti dava la caccia e ti tagliava le zanne per avere il tuo prezioso avorio! -
- Ma lui, con quell'avorio, ricava i crocifissi o i Buddha per i suoi alti ideali religiosi, e quasi quasi ritiene divino anche me -
- Povero stupido Tom! Ormai sei completamente asservito. Guarda me, invece: sono libera e felice! A un certo punto aveva cercato di addestrare anche me per i suoi giochi, voleva farmi diventare una pulce da circo. Ma io mi sono ribellata e lo pungo quando voglio, facendolo andare in bestia a mia volontà -
- Ma io amo il mio padrone, non sarei mai capace di fargli un po' di male! Chi avrebbe cura di me? Dovrei di nuovo fuggire nella foresta, e allora sì che sarei in pericolo! -
- Lascia perdere, Tom! Ormai sei come il cane: ha scelto la schiavitù, e serve l'uomo solo per avere qualche piccola cosa in cambio. Guarda me, invece: vado dove mi pare e quando mi pare. Piccolo animale, grande cervello! -
E nel dir così, saltò via dalla testa di Tom, non senza avergli dato un altro pizzicotto assai fastidioso, che fece bestemmiare orrendamente il povero elefante.
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