Un canarino, di nome Gianni, viveva splendidamente nella sua gabbia dorata. Aveva una voce così melodiosa, che tutti i passanti si fermavano ad ascoltarlo, estasiati. Il padrone era orgoglioso di lui, e non gli faceva mancare nulla: l'acqua sempre fresca, la gabbia sempre pulita e splendente, ogni sorta di semi di miglio o di altra cibaria di qualità.
Gianni non aveva problemi, si sentiva a suo agio, viveva al meglio la sua vita.
Ma un giorno, incuriosito dal suo canto, si accostò alla finestra un corvo, un corvo nerissimo e dalla voce gracchiante. Questo corvo, di nome Grigo, sapeva benissimo che la sua voce era orribile: solo una volta una volpe lo aveva coperto di elogi e gli aveva detto che, se la sua voce fosse stata bella come le sue penne...e allora lui, incoraggiato, aveva provato a cantare, ma dal becco gli era sfuggito quel bel pezzo di formaggio che la volpe, svelta svelta, non aveva neanche lasciato cadere per terra.
No, la voce di Grigo era veramente orribile. E allora si accostò con umiltà al canarino Gianni e disse: - Mio piccolo amico, ma come fai ad avere una voce così limpida e forte e armoniosa, ed hai un becco così piccolo? Guarda il mio becco: è bello e robusto, potrebbe produrre suoni potenti e ben modulati. Ma, ahimè, mi riesce solo un fastidioso crà! Forse perchè mangi cibi prelibati? Bevi acqua aromatica? Il tuo padrone ti dà qualcosa di speciale? -
Il canarino Gianni guardò Grigo con aria interrogativa e un po' infastidita. - No, no, caro corvo, la mia voce è così com'è, è un dono di natura come può essere il guizzo di un delfino o il bel mantello bianco e nero della zebra. Si nasce così -
- Ed io, allora, perchè sono nato? Qual è il mio dono speciale? - disse sconsolato il corvo.
-Non temere, amico: se sei fatto così ci sarà pure una ragione: il Creatore non fa mai le cose senza un perché -
Ma, mentre il canarino Gianni diceva queste cose, si alzò un vento fortissimo dalla parte del mare: le finestre sbatterono, la gabbia fu travolta e cadde giù fino al pian terreno, e il povero canarino, colpito a morte, poté far sentire la sua bella voce una volta ancora, e poi fece silenzio per sempre.
Il corvo, spaventatissimo, scrollò con energia le sue forti penne, e riuscì a salvarsi prendendo il volo e rifugiandosi tra i rami di una robusta quercia.
- Ti ringrazio, mio Dio! - disse commosso. -Ora capisco che tu mi hai dato non un dono, ma due: le mie robuste ali e la mia libertà -
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