sabato 18 settembre 2010

La lucciola e il grillo -9- storie di animali

Si racconta la storia di un grillo che s'innamora di una formica, un grillo che viveva in un campo di lino e che ne concesse un po' alla sua amata per farsene un corredo.
E' una storia vecchia, conclusa tragicamente con la morte del grillo e il suicidio amoroso della formica.
No, no, noi ve ne vogliamo raccontare un'altra, più spensierata, e questa volta il grillo non s'innamora di una operosa formica, bensì di una lucciola, questa creatura un po' vanitosa e un po' farfallona, che vuole fare solo bella mostra di sé e non vuole certo farsi amare da nessuno, ma vuole far perdere la testa a più bellimbusti possibile.
In una calda e silenziosa serata di agosto, il grillo interruppe all'improvviso il suo canto: una lucciola particolarmente splendente, dotata di una luce tra il verde limone e l'azzurro acquamarina, stava gironzolando con insistenza proprio attorno al cespuglio alla cui base era la sua tana.
Il grillo, noto col nome di Paganini, la seguì per un po' e finalmente la chiamò, non resistendo al suo fascino: - Lucciola, lucciola, vien da me...come sei bella! che bella luce che hai! come ti chiami? -
- Mi chiamo Stella - disse la lucciola tutta compiaciuta. - Però anche tu non sei mica male, con quel tuo frac nero lucente. Posso fermarmi un po' vicino al tuo cespuglio? -
- Un po'? Io ti vorrei per tanto tanto tempo vicino a me, perché mi piaci davvero! -
- Povero Niccolò - riprese la lucciola che lo conosceva per nome e cognome - Non ti fidare delle apparenze. Mi vedi così bella perché è notte e la mia lucetta brilla a intermittenza, facendoti palpitare il cuore. Ma domani mattina...ah, se mi vedessi di mattina quanto sono brutta, dopo una notte d'intenso girovagare. Mi calcoleresti proprio niente, peggio di un insetto anonimo che svolazza senza avere nemmeno un paio di belle ali. Ti prego, non innamorarti di me: sono solo una bella di notte -
- Oh, Stella, Stella mia bella! Non m'importa nulla del domani. Io ti voglio ora, qui, vicino a me, a riflettermi nella tua luce meravigliosa. Non è vero che "nessuna notte è infinita": vicino a te, per me non lo sarebbe davvero! -
- Caro, caro Niccolò: dammi un piccolo bacio in fretta in fretta, perché già mi sono trattenuta un po' troppo con te. La mia natura è quella di andare, di far innamorare di me per un attimo, poi di volare via da un altro amante, prima che la notte finisca in fretta. Addio, Niccolò! -
Niccolò, scambiato il piccolo bacio frettoloso, stridette penosamente sul suo violino, a significare un dolore insopportabile. Ahimè, quanto soffre un cuore vanamente innamorato. Ora era tutto buio intorno a lui. Per sempre.
Ma gli dei, che amano i piccoli animali, ebbero pietà di Niccolò. D'un tratto, il cielo notturno si riaccese di una luce meravigliosa, che percorse velocemente l'atmosfera e sembrò cadere proprio sul cespuglio del grillo, che fece appena in tempo ad esprimere il suo cocente desiderio. Poi la stella cadente s'immerse dolcemente nelle onde del mare lì vicino. Così Niccolò vide riaccesa la sua speranza, e si fermò a contemplare per ore e ore il cielo notturno, in attesa di un'altra stella.

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