martedì 7 settembre 2010

La lepre e il cane - 4 - storie di animali

Era una battuta di caccia. La lepre se ne accorse dal grande abbaiare dei cani, e il cuore le balzò nel petto. Stava riposando tranquilla dopo tante belle corse nel grandissimo prato a ridosso del fiume. Faceva caldo, e il riposo era quel che ci voleva.
A malincuore sorse dal suo rifugio, si guardò intorno un istante, per rendersi conto da dove veniva l'insidia, e poi spiccò la corsa con tutte le forze che aveva.
Ellis era una bella lepre, dal pelo morbido e lucido, due orecchie mobilissime e una coda vibrante che le faceva da timone. Ben pochi cani avrebbero potuto reggere il suo passo, ma Melampo sì: lei lo conosceva. In un certo senso era un suo amico, l'avversario più rispettato nelle gare di corsa. La volta precedente era riuscita a stancarlo e poi a eliminarne il pericolo con un gran salto al di là della cascata, che Melampo non si era sentito di affrontare, ed era rimasto a guardarla con un occhio pieno di rabbia e di rancore, ma anche di ammirazione.
La muta dei cani alle sue spalle, anziché accostarsi, si stava disperdendo. Ellis se ne accorgeva e ne provava gioia: chissà, avrebbe potuto salvarsi ancora una volta. Ansimava a un ritmo impressionante, che forse nessun altro animale avrebbe potuto sopportare.
Si fermò un istante, al limite della resistenza. Forse il vento, girando all'improvviso, l'aveva aiutata disperdendo il suo odore.
A un tratto lo vide: Melampo era da solo, e stava sbucando a folle velocità dalla selva. Ora restava solo il grande piano, tra loro: l'avrebbe vista e controllata e avvicinata inesorabilmente. Melampo era davvero un fulmine di guerra.
Ellis scosse le orecchie come a darsi un ultimo guizzo di resistenza, e la gran coda l'aiutò a riprendere il ritmo. Si diresse ancora una volta verso la cascata che si apriva all'improvviso al termine della pianura, dove il fiume precipitava in una profonda vallata sottostante, cento metri più in basso. La forza della disperazione l'avrebbe aiutata, e Melampo forse non se la sarebbe sentita di fare altrettanto solo per farsi dire bravo dal suo padrone.
Ma Melampo era ancora fresco, e si avvicinava sempre di più.
- Ciao, vita - pensò la lepre sentendo vicina la sua ora. - Ma voglio morire con onore -
Il cane era ormai a due passi. La lepre si voltò. - Hai vinto, amico - gli disse quando ancora la salvezza sarebbe stata possibile, se solo le zampe non fossero diventate di marmo. -Vieni, afferra la mia gola coi tuoi denti acuminati e facciamola finita. Io ho difeso la mia libertà. Ma tu, cosa fai? Perché ti affanni tanto? Per riportare la tua preda al padrone? Che cosa ti darà in cambio? Forse una carezza? Poi ti rimetterà il collare e sarai ancora e per sempre suo schiavo -
Melampo esitò. Quelle parole furono come una frustata, per lui. Che scopo c'era ad ammazzarsi tanto nella corsa? Stava per diventare vecchio, e un giorno non ce l'avrebbe fatta più, e allora il suo padrone lo avrebbe insultato e frustato.
- Salta, Ellis - disse all'improvviso, indicando col capo la cascata. -Salvati almeno tu. Io tornerò indietro a bocca vuota, e affronterò la frusta. Lo faccio in omaggio alla cosa più bella che c'è nella vita: la libertà -

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