sabato 11 settembre 2010

La pecora e il lupo - 6 - storie di animali

Era una giornata caldissima di agosto, tutti i negozi erano chiusi, ma per fortuna un lupo e una pecora trovarono un supermercato aperto e s'incontrarono senza volerlo.
Alvaro, il lupo, era magro e un po' tremolante, la pecora, Aspasia, ben vestita e ben portante, malgrado l'abito di pura lana vergine le desse un po' fastidio.
- Buongiorno, messer lupo - disse esitando, perché non è che fossero proprio in buoni rapporti.
- Ma come fai a dire buongiorno, con un caldo come questo? Dicono che sei molto paziente, ma ogni pazienza ha un limite - rispose il lupo alquanto scocciato.
Alvaro, infatti, andava riflettendo dentro di sé: - Dicono che io sono cattivo e mangio le pecore. Sarà. Fatto sta che il numero delle pecore è in continuo aumento, benché l'uomo se le mangi volentieri, mentre io riesco a sopravvivere a stento, e soltanto perché sono diventato una "specie protetta"-
- La prossima volta voglio rinascere pecora - disse infastidito alla sua amica-nemica Aspasia. - Avete tanta paura di noi lupi, ma in realtà voi vivete da gran signore e noi facciamo una vitaccia da non si dire, sempre al freddo e in ambienti che più scomodi non si può -
- Chissà, forse avete qualche peccatuccio del passato da scontare - ribatté Aspasia
poco convinta. In realtà quel lupaccio macilento e trafelato le faceva proprio pena.
- A voi tutte le comodità, pascoli pregiati per farvi fare buon latte, buone ricotte, buoni formaggi. Dimore al riparo dal freddo e dalle gelide notti. E poi, nelle pubblicità, voi fate sempre la parte più seducente, quella dei buoni e dei generosi, mentre noi siamo gli avidi, i violenti, gli assassini, quelli che mettono paura alla gente. Guarda: a stento ho con me qualche spicciolo per portare un po' di pane e un magro companatico a mia moglie e ai miei tre figli. Mia moglie, poi, la chiamano tutti lupa con l'aria d'intendere che è una donna di malaffare, e invece, ti giuro che è una santa donna, capace di fare mille sacrifici per me e i nostri figli -
- Amico lupo - disse la pecora un po' commossa - io ti credo e ti comprendo. Ma sai bene quanto la gente sia superficiale, e giudichi sempre per luoghi comuni. A te la storia ti ha sempre trattato male, assieme a tutti i tuoi compagni -
- Eppure ci fu uno che mi comprese, mi parlò, mi convertì e mi fece tendere la zampa come segno di amicizia. Si chiamava Francesco, e a Gubbio la gente finì addirittura per amarmi. Ma sai come andò a finire? Quando tornai nella foresta, tutti i lupi e gli altri animali selvatici si fecero beffe di me, e mi scacciarono via come un appestato -
- Povero Alvaro! - fece la pecora commossa. -Ti hanno voluto togliere anche l'unico momento di fama e di bontà. Hanno voluto che tu non amassi la gente, ma la odiassi e la uccidessi. E quanto a noi pecore, quel gesto di San Francesco era veramente piaciuto, ma purtroppo non ha avuto un seguito -
- Tieni - disse poi a bassa voce - ti metto duecento euro nel cestello, perché tu almeno una volta possa fare un po' di spesa decente e riportare qualcosa di buono a tua moglie e ai tuoi figli. Comprati una buona bottiglia di whisky: ti tirerà su -
Aspasia si voltò con l'aria di chi non vuol farsi vedere a parlare con un reietto. Ma anche Alvaro si girò, fingendo di avere una gran fretta. Guai se lo avessero sorpreso a farsi dare l'elemosina. E da una pecora, poi, che una volta e per tanti secoli era stata la sua vittima preferita, e che davanti a lui aveva sempre e soltanto tremato. La sua fama di cattivo, l'unica che gli restava, sarebbe crollata per sempre.





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