mercoledì 15 settembre 2010

Per un Pandev che va, un Hernanes che viene...

Stranamente, un ex laziale come Di Canio si è affrettato a proclamare che Hernanes non è un fuoriclasse, e non è la prima volta che questo ex idolo delle folle biancocelesti mostra del livore verso la Lazio ( o, forse più, verso Lotito): lo ricordiamo proclamare, appena qualche mese fa, che la Lazio sarebbe andata in B perché priva di gioco, mentre il Siena si sarebbe salvato perché organizzato a meraviglia. Risultato finale: Lazio dodicesima con punti 46, Siena diciannovesimo, in serie B, con punti 31. Queste le profezie di uno strano ex laziale come Di Canio. Se tanto mi dà tanto, fra quattro mesi Hernanes compirà straordinarie prodezze.
A gennaio abbiamo perduto Goran Pandev, e sembrava un lutto familiare. Sono passati solo nove mesi, e al posto di quello che sembrava un idolo infranto abbiamo già un nuovo idolo: Anderson Hernanes.
Se la perdita di Pandev fu una grossa sconfitta per la Lazio e per Lotito, così bisogna dire che l'ascesa di Hernanes é una grossa conquista per i colori biancocelesti e per la dirigenza della società.
Morto un papa, se ne fa un altro: e può darsi, chi lo sa, che il papa brasiliano sia anche migliore del papa macedone. Ce lo diranno i prossimi mesi, e speriamo che nel carniere della Lazio, oltre a un pregevole campionato, arrivi la conquista di qualcosa di tangibile.
La Lazio di oggi sembra qualcosa di nuovo, di meraviglioso, rispetto alla Lazio di un anno fa. Tutto passa, tutto si rinnova. Anche dagli errori può nascere un insegnamento utile e una guida per il futuro. Con Pandev perdemmo dieci milioni, ma oggi la società ha un bilancio attivo, i debiti pregressi ancora da pagare diminuiscono anno per anno, la società appare florida e in pieno rilancio, malgrado la campagna abbonamenti forzatamente col segno negativo.
Oggi in questa Lazio possiamo credere. Sembra di essere entrati in un'era nuova, e attorno a noi si respira aria pulita. Oggi la Lazio va a caccia di giocatori buoni da acquistare per rinforzarsi ancora, come Lugano e Giuseppe Rossi, e sta cercando il rilancio del vivaio: anche se i primi frutti sono stranieri, abbiamo già due bravissimi giovani in cui credere, come i promettenti Kozak e Cavanda.
Lo avreste creduto, solo nove mesi fa, quando Pandev prendeva la via di Milano, e a noi sembrava quasi di morire?

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