Un giorno di tanti anni fa, diciamo di circa un secolo fa, due sconosciuti antiquari romani si presentarono al curato di Santa Maria, in Acuto, e chiesero di poter rovistare fra le cianfrusaglie conservate nel sotterraneo della Chiesa: vecchi candelabri inservibili, qualche quadro malandato, qualche mobile zoppicante, qualche statua malridotta e impresentabile.
Non trovarono nulla di notevole, tranne una statua di legno raffigurante la Madonna con il bambino sulle ginocchia, giudicata di scarso valore. Proposero comunque al curato un cambio: con il migliaio di lire che offrivano, si sarebbe potuta acquistare una meravigliosa statua moderna dell'Assunta, patrona del paese.
Monsignore accettò, convinto di aver fatto un buon affare. La vecchia statua di legno, di rozza fattura e piuttosto malridotta, era giudicata inadatta per stare in una nicchia o per essere portata in processione, cosa che invece accadde con la statua nuova di gesso, di formato gigante, smagliante di colori, con una corona di dodici luci sul capo, il serpente schiacciato sotto i piedi, e una torma di angioletti festanti all'intorno. La statua nuova dell'Assunta fu accolta con entusiasmo e devozione ed è tuttora oggetto di venerazione.
Nel frattempo i due antiquari restaurarono l'antica statua lignea, di normali dimensioni, rozza di fattura perché risalente al periodo romanico. Venne datata con precisione intorno ai primi anni del tredicesimo secolo, circa 1210, e si scoprì che era stata un dono di papa Bonifacio VIII alla popolazione di Acuto, la prima a insorgere contro la soldataglia di Filippo il Bello di Francia in occasione del famoso "schiaffo di Anagni" del 7 settembre 1303 ad opera del Nogaret e di Sciarra Colonna.
Un'opera d'arte arricchita di pietre preziose, scambiate per vetri, e ritenuta degna di rispetto e di dar nome a un apposito salone del Museo Nazionale di Piazza Venezia in Roma.
Una diversa versione di questa scoperta, nata forse per riscattare l'ignoranza del curato, afferma che la Vergine lignea fu donata volontariamente al museo romano a seguito di un bombardamento della chiesa di San Sebastiano, dove era conservata in una nicchia. Ma questo non risulta a me, che allora ero un bambino di dieci anni. San Sebastiano non fu bombardata, ma appena danneggiata da alcune granate, e non ricordo nessuna statua di legno in nessuna nicchia. Invece la storia del curato ingannato circolava da tempo nel paese, e così pure era nota la presenza della statua a Roma, dove era stata subito apprezzata e valutata come una versione lignea di una famosa statua marmorea di Benedetto Antelami (la Madonna di Fontevivo, Parma, 1190). Una vergine maestosa e degna di essere portata in processione, e non certo di rimanere nascosta in un sotterraneo di paese.
Comunque, se un giorno andrete a visitare il Museo di Palazzo Venezia e potrete ammirare la Madonna di Acuto, la cui foto si trova ormai in tutti i libri di storia dell'arte, vi prego di pensare anche un po' al mio caro paese, e ai suoi tanti secoli di storia non appannati da un po' d'ignoranza, che della storia è sempre parte importante.
Ah, dimenticavo: questo capolavoro dell'arte romanica è stato ricavato dal ceppo di un ulivo, la pianta umile e forte che è tipica di questo paese (continua).
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