Solo in tempi recenti il paese di Acuto è riuscito ad avere un campo sportivo in piena regola, con tanto d'illuminazione notturna, nel luogo dove una volta era uno dei tanti laghetti prosciugatisi lungo gli anni.
Ma ai miei tempi, era stato attrezzato alla buona una campetto al cosiddetto Piano della Ciancola, in leggera pendenza e con sassi affioranti qua e là, piuttosto pericolosi.
Su quel campetto si sono alternati tanti bei giocatori, alcuni dei quali avrebbero meritato una sorte migliore.
Il campione dei campioni fu per almeno un decennio Peppe Bertucci, autore di classiche rovesciate, un bel jolly di centrocampo che dominava su tutti: era un amatore puro, al massimo arrivò a militare nell'Exquilia, squadra romana di prima categoria, ma che al calcio guardava sempre con aria da snob, preso da altre attività.
Uno che avrebbe potuto farsi largo era Antonio Pompili, se non fosse stato per quel suo fisico che tendeva ad impinguarsi. Era un centravanti, cannoniere d'eccezione,
con un tiro tremendo che metteva paura ai portieri avversari. Quando era in collegio con i Salesiani a Frascati, militò anche nel Cynthia di Genzano, squadra di promozione. Se si fosse applicato, avrebbe sicuramente avuto un avvenire.
- Ah, se avessi la tua volontà! - mi diceva, vedendomi tanto impegnato nel gioco senza avere minimamente i suoi mezzi tecnici. A proposito, anche il fratello più grande, Paolo, detto Pajone per la sua lunghezza, era un bravissimo stopper, efficace ed elegante nell'azione.
Ad un certo punto stava maturando un ragazzino più piccolo di noi, Angelo Agostini, un mediano che calciava le punizioni in modo tremendo, ogni colpo un gol all'incrocio dei pali. E poi macinava gioco con una continuità e una precisione impressionante. Un piccolo De Sisti, e credo fosse coetaneo di Picchio. Non capisco perchè neanche lui sia riuscito a sfondare, perchè ne aveva tutte le capacità. La stessa cosa debbo dire del mio fratello minore, Luciano, veramente dotato dal punto di vista tecnico, ma con lo svantaggio di una miopia via via crescente.
E poi c'era Santino, un capitolo a parte. Per mezzo secolo ha rappresentato ad Acuto il gioco del calcio, dal 1950 al 2000, vero trascinatore di una torma di ragazzini, tra cui io, che giocavano a pallone dalla mattina alla sera finchè l'età spensierata lo consentiva. Fu Santino, alla lunga, a creare la prima squadra di calcio iscritta alla Federazione, a presentarla al campionato di terza categoria, a guidarla in due promozioni fino alla prima categoria: e lui era in campo, alla rispettabile età di quarant'anni e passa.
Fu Santino a stimolare la costruzione dell'attuale campo sportivo, a guidare gli allenamenti in notturna sotto la luce dei fari, ad animare la squadra e la società con dispendio anche economico. E pensare che, al di fuori del calcio, era un grande lavoratore, aveva una delle migliori scuole guida della capitale, e una grande autorimessa. Amava moglie e figli con dedizione, ma non potevate levargli il gioco del pallone: quello no! Un amore profondo, che lo ha accompagnato fino alla fine, nel 2002, quando aveva soltanto 68 anni.
A lui rimane legata un po' tutta la storia del calcio ad Acuto, paese al quale era tanto legato da passarci tutti i santi week-end. E come dimenticare il suo caratteristico triplice fischio, quando, passando sotto le finestre degli amici, faceva capire a tutti che aveva rimediato un pallone, e che si andava a giocare ad oltranza giù al vecchio campo della Ciancola! (continua).
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