venerdì 23 luglio 2010

Il popolamento delle Cianfrusche - I miei ricordi 90

Quando la famiglia di zia Maria lasciò la vecchia casa di San Nicola, per andare ad abitare nella nuovissima costruzione in via delle Cianfrusche, fu un vero trauma per me. Ero abituato a quella casa quasi fosse casa mia; i miei cugini Fausto, Elda, Pina, Pacifico, Maria Luigia e Maria Pia erano per me come fratelli, e zia Maria mi voleva bene come a un figlio. No, non potevano tradirmi andando ad abitare così lontano.
Ma come? Loro amavano così tanto San Nicola! Ne erano quasi la bandiera. Senza di loro San Nicola non esisteva più. E poi zia Maria aveva lì quel suo piccolo negozio di alimentari che era una risorsa per tutta la parte antica del paese, da San Pietro fino alla Piazza della Corte. Ci sarebbe voluto un bel coraggio a lasciare quel negozio...
In realtà, la famiglia di zia Maria era ancora una volta la pioniera: stavolta di una specie di migrazione del Far West, nella lontana periferia oltre il Borgo, oltre l'Aia del Muro, oltre l'edificio scolastico, su per le prime balze del monte Serrone: le chiamavano le Caciafrucche, in italiano cianfrusche, forse voleva dire soltanto cespugli spinosi, roveti.
Eppure, di lì a poco, quella fu la zona eletta per le nuove costruzioni di Acuto. Lì sorse l'albergo La Panoramica, lì alcune villette isolate, poi costruzioni più massicce, veri palazzetti ove andò ad abitare in estate anche mio fratello Vito con la moglie Angela e i figli Federico e Ilaria, loro che venivano dalle zone aristocratiche di Roma.
Lì sorse anche la prima fucina del famoso ristorante "Le Colline Ciociare" di Salvatore Tassa, spostatosi negli anni successivi sulla statale 155 di Fiuggi.
Insomma, era stata una scelta felice. D'altra parte zia Maria aveva lasciato quella antica casa di San Nicola dove soltanto la sua duttilità e umiltà le avevano consentito di vivere, senza riscaldamenti e in pratica senza impianti idrici e igienici.
Ora sì che potevano vivere a bell'agio, con due piani di costruzione, due appartamenti per i figli, terrazzi, balconi, garage, pergolato e giardino.
Questo voleva dire vivere bene in paese, in ambiente moderno e confortevole, in posizione panoramica. Centinaia di famiglie, negli anni, avrebbero fatto la stessa scelta.
Ma...addio San Nicola, addio vecchia cara piazzetta dei giochi, dei parenti e degli amici vicini, dei ricordi più belli dell'infanzia. Che coraggio barbaro è necessario, talvolta, nella vita, per abbandonare tutte le cose amate, per una scelta necessaria e imprescindibile. Così partivano i pionieri per il Far West, pieni di un coraggio infinito e sicuri di aver fatto la scelta giusta, la via dell'avvenire.
Per un po' mia cugina Pina, sposatasi con il bravissimo Raffaele, un ragazzo siciliano tutto cuore e onestà, tenne ancora la vecchia casa e anche il negozio, e poi anche lei si trasferì in un palazzo moderno ancora più lontano, di fronte alla Chiesa di San Sebastiano e alla grande colonia della Maternità e Infanzia rimasta vuota.
Ormai il paese vecchio si stava sfrangiando, e di esso rimaneva una specie di museo vivente. Anche la nostra famiglia se n'era andata ormai via, trasferita definitivamente nella Capitale.
Almeno zia Maria e quattro dei suoi figli erano rimasti legati per sempre al nostro caro paese (continua).

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