lunedì 5 luglio 2010

Francesca si fa suora - I miei ricordi 81

Francesca era una nostra cara amica di giochi. Ricordo che aveva una grande passione per il teatro, improvvisava recite dovunque poteva, e in queste improvvisazioni ci metteva anche un po' di pepe.
Lei abitava in una casa le cui finestre venivano a corrispondere quasi con quelle di casa mia, al di là della strada. Però l'ingresso era molto lontano. Vi si poteva salire anche dal famoso portone di Zenaide, attraverso una serie di scale e un pianerottolo che avrebbe avuto bisogno di un buon restauro, dato che si presentava alquanto traballante.
Inoltre, si poteva arrivare a casa sua anche attraverso il Vicolo del Fiore, tramite un portoncino senza battenti che immetteva nello stesso pianerottolo: un percorso più semplice, ma un po' più lontano.
La famiglia di Francesca era colpita da un lutto permanente: il fratello Vittorio, nel 1940, appena ventenne, era partito come soldato per il fronte di Russia, e dopo un anno era stato dato per disperso. Aspetta e aspetta, le speranze si affievolivano ogni giorno di più, e una sorta di progressiva rassegnazione aveva colpito i familiari, specialmente la madre, Pietrina, il cui volto si faceva ogni giorno più grigio e sconsolato.
La notte che morì mio padre, 8 dicembre 1944, fu proprio Pietrina che mi prese da casa mia - avevo dieci anni - e per non farmi assistere allo straziante dolore di mia madre mi portò a dormire da lei, poco dopo la mezzanotte. Solo un grande dolore è capace di comprendere un altro grande dolore.
Le nostre famiglie erano amiche. Perciò rimanemmo colpiti dal fatto che Francesca, nel pieno fiore degli anni, aveva deciso di farsi suora.
Grande fu la nostra meraviglia, e la meraviglia di tutte le sue amiche e i suoi amici, nell'apprendere quella notizia. La vivacissima Francesca, con le sue trecce nere e i suoi occhi così vivi, si allontanò per sempre e non la vedemmo più, scomparsa come suo fratello Vittorio.
Un'altra sorprendente conversione, o, se vogliamo, una vocazione inattesa fu quella di un mio compagno di classe, che sedeva nel banco dietro di me, Antonio Desiderati. Faceva parte di una famiglia molto numerosa, e il padre si era risposato da poco mettendo al mondo altri figli. Andò in Seminario e ne uscì sacerdote: per lunghi anni è stato il parroco di San Pietro, l'antichissima chiesa che sorge all'estremità del paese, sulla vallata in direzione di Roma, e che era proprio a due passi dalla sua casa natia.
Anche un suo fratello più giovane, Dante, si fece sacerdote in un ordine religioso, e morì eroicamente in ancor giovane età nella tragedia del lago di Canterno, per tentare di salvare la vita di quegli otto suoi collegiali scomparsi insieme a lui nelle acque limacciose del lago.
Don Antonio, sempre mite e sorridente, ho potuto incontrarlo un paio di anni fa, ma di Francesca, scomparsa completamente dalla scena, non abbiamo più avuto notizie, e sembra che sia diventata missionaria in paesi lontani (continua).

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