giovedì 15 luglio 2010

La corale di don Aristide - I miei ricordi 86

Ci fu un momento in cui, nel derby delle parrocchie tra Santa Maria e San Pietro, derby sempre dominato dallo strapotere di Santa Maria, la prevalenza sembrò passare dall'altra parte. Questo momento giunse proprio sul finire della guerra, quando il parroco di Santa Maria, il mitico don Filippo Longo, ormai ottantenne o giù di lì, imboccò l'inevitabile declino, mentre nell'altra parrocchia si levava all'orizzonte la stella nuova, quella del giovane e straripante don Aristide Tosco.
Don Aristide era di Gorga, paese sui monti Lepini, poco al di sotto di Carpineto Romano, patria di Leone XIII, il pontefice della"Rerum Novarum".
Don Aristide sembrava un predestinato. Snello nella figura, non ancora trentenne, un'ampia parabola tutta da compiere. Assomigliava in modo impressionante al giovane prete impersonato da Gregory Peck nelle "Chiavi del Paradiso". La vecchia parrocchia di San Pietro sembrò riprendere vita. I giovani arrivavano come le mosche, attirati dal dinamismo del
nuovo parroco.
L'idea aggregante fu quella della corale: cominciò a selezionare prima le voci maschili, e ne poté schierare sette-otto di buon calibro tenorile, potenti e trascinanti. Poi vennero le voci femminili: anche in questo caso don Aristide preferì la potenza di tre-quattro contralto, dalla voce sonora e duttile, capitanate da quella di mia cugina Maria Luigia, una vera e propria leader non solo nei giochi, ma anche negli orientamenti culturali.
Il leader dei maschi era Peppinello Tassa, anche lui dotato di grande carisma e personalità. Nessuna sorpresa se, dopo tre-quattro anni di attiva comunanza, i due finissero per sviluppare una profonda amicizia, e poi sposarsi, in un matrimonio coronato dalla nascita di tre vivacissime bambine.
Fu una serie di successi. La corale esordì preparando una messa molto impegnativa, la "Jucunda" di Francesco Vittadini, che da allora fu cantata in paese ad ogni festa religiosa importante, come San Maurizio o l'Assunta, e poi esportata in tutta la Diocesi di Anagni, da Fiuggi a Carpineto ad Anagni stessa, dove in quel periodo andava per la maggiore un'altra corale famosa, quella guidata dall'illustre maestro Luigi Colacicchi, valorizzatore del folklore ciociaro con la scoperta di canzoni come
"Il fazzolettino", resa famosa in Europa da Yves Montand: "Aridamme lu fazzolettino/
vado alla fonte e lo vado a lavar...
La fama di don Aristide cresceva, proprio nel momento in cui il paese di Acuto si andava spopolando a causa della fortissima immigrazione nella capitale. Intanto il vecchio don Filippo era ormai in età da pensione, e il vescovo di Anagni dovette correre ai ripari: unificò le due parrocchie di Santa Maria e di San Pietro, designando come unico parroco il giovane e straripante don Aristide. Si chiudeva così la storia del derby delle due parrocchie, con molto rammarico dei Sampietrini, che si vedevano declassati e serviti unicamente, per le emergenze, da un giovane e inesperto viceparroco, un chierico locale uscito fresco fresco dal seminario.
Del resto la popolazione di Acuto, in un decennio, si era ridotta da oltre tremila abitanti a millecinquecento, per i quali una parrocchia sola era più che sufficiente.
Strade e vicoli del paese si stavano letteralmente svuotando; le case più vecchie venivano abbandonate, il vecchio rione di San Pietro rimase silenzioso con le sue antiche strutture, e si preferiva vivere in quelle più nuove della parte moderna del paese, dove ormai tutti volevano i migliori servizi igienici e il sistema di riscaldamento.
Maria Luigia e Peppinello diedero l'esempio, andando a costruire la loro casa nuova in via delle Cianfrusche, alle spalle dell'imponente edificio scolastico, in posizione arieggiata e spaziosa, vicino a un nuovo albergo che venne chiamato "La Panoramica" (continua).

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