Uno di questi aspiranti scrittori mi sottolineò tale situazione di monopolio, che poteva sembrare anche scorretta, e mi pregò di farne cenno in qualche articolo locale sul "Messaggero" nella speranza di poter modificare lo stato delle cose, aprendo qualche possibilità anche per gli altri.
Io passai sopra alla mia vecchia amicizia con il corrispondente del "Tempo" e pubblicai veramente una noterella polemica sul fatto, che piacque agli altri aspiranti scrittori, ma non certamente al mio amico e collega, che ovviamente se la prese a morte, e da quel momento mi tolse in pratica il saluto, senza tuttavia abdicare minimamente al suo ruolo di "scrittore unico" della città e della sua storia. Qualche speranza e qualche tentativo di arrivare anch'io in piccola parte al "grappolo d'uva" vietato c'era indubbiamente nel mio atteggiamento polemico verso il nostro comune castigamatti, qualche amico mi suggerì anche la possibile strada per arrivare ad avere un sostegno per la pubblicazione di qualche libro d'interesse locale, ma in realtà io non avrei, in quel momento, saputo trovare né il modo né il tempo per fare un tentativo, e tutto finì lì.
Passarono gli anni, le cose non cambiarono, però la vecchia amicizia pian piano riprese il sopravvento, anche perché io avevo abbandonato la corrispondenza del "Messaggero", ed erano così finiti tutti i motivi di attrito. E finalmente, maturata la pensione al termine degli anni di scuola, potei dedicarmi anch'io in modo appassionato alla scrittura di libri, sia pure in modo del tutto autonomo, e senza il sostegno di nessun ente pubblico o privato.
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