I giovani mi seguivano anche fuori dalla scuola, dato il mio spirito indubbiamente fresco nelle idee e libero nelle iniziative. Alcuni dei migliori giovani di Cave mi cercarono come direttore responsabile di un loro giornaletto quindicinale, "Il Dibattito", che bene o male durò per circa quattro anni fra il 1980 e il 1984. Mi cercarono e mi trovarono subito, disposto a rischiare la firma a garanzia dei loro articoli, ad assumermi il grosso del lavoro, ed anche a scrivere sugli argomenti più disparati. Avevano scelto un bravo insegnante, perché ne conoscevano lo spirito di umiltà e di sacrificio.
In precedenza, questi ragazzi avevano provato a coinvolgere un personaggio influente, pittore e scrittore, il quale però voleva certe garanzie e pretendeva inoltre un rispetto e una certa distanza che quei giovani, assolutamente liberi di spirito e d'iniziativa, non si erano sentiti di accettare.
Con me, che avevo circa venti anni più di loro, cinquanta contro trenta, le cose andarono diversamente. Ma ci voleva una grande pazienza e umiltà , che forse soltanto io ero in grado di esercitare. A un certo punto il giovane che più mi aiutava, specialmente nell'impaginazione, abbastanza impegnativa perché il giornaletto si sviluppava su sedici pagine formato quotidiano, fu richiamato per il servizio militare, e per sedici mesi tutto mi restò addosso, soprattutto la correzione dei singoli articoli, e ce n'erano alcuni davvero illeggibili da rendere accettabili per il lettore comune, sicuramente un lettore semplice e pieno di buona volontà.
Poi c'era il menabò da organizzare per tutte le sedici pagine, i disegni da preparare con un bravo pittore romano di venticinque anni, la pubblicità da procurarsi e da sistemare, e infine il lungo lavoro della tipografia, che poi era quello che ci costava più di tutto, circa trecentomila lire al numero, che cercavamo di coprire con la pubblicità stessa e con la vendita sulla pubblica via.
Per un po' di tempo tutto filò liscio, e il giornaletto venne accolto con molta simpatia.
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