Per un certo periodo della mia vita, diciamo per una decina d'anni, ho fatto anch'io un po' di politica. Ma l'ho fatta a modo mio. Infatti mi sono scelto un partito piccolissimo, il Partito Repubblicano Italiano di Ugo La Malfa. Ho concorso un paio di volte al consiglio comunale di Cave dove il partito non aveva mai avuto un rappresentante nell'amministrazione, e quella volta ne ottenne finalmente uno, grazie anche al mio impegno nella campagna elettorale.
Naturalmente non fui io ad essere eletto: arrivai forse quinto o sesto con 46 voti di preferenza, e ci rimasi un po' male dopo essermi impegnato tanto. Il capolista, anche lui insegnante come me, ottenne più di duecento voti, che gli valsero la conferma per i venti anni successivi, dal 1972 al 1992, nel corso dei quali venne eletto anche sindaco.
Io non solo non ho avuto mai un incarico, o favore, ma mi furono talvolta richiesti altri piccoli impegni come quello di fare il giudice di pace una volta a settimana, completamente gratis, così come completamente gratis avevo dato lezioni private d'italiano in una scoletta pomeridiana che aveva per scopo quello di fare un po' di propaganda al partito.
Dirò di più, ho avuto le occasioni per poter avere qualche favore, ma non ho mai saputo servirmene. Un mio lontano cugino di terzo grado era il famoso Lorenzino Necci, sempre del PRI, il quale divenne negli anni '70-80 un personaggio pubblico di rilievo, presidente dell'ENI e poi delle Ferrovie dello Stato, ed io non me ne servii neanche per trovare un possibile posto di lavoro per qualcuno dei miei tre figli.
Una volta, intorno al 1980, la sezione del partito mi invitò a concorrere come candidato alla Provincia di Roma, ed io ebbi l'ingenuità di accettare. Loro, conoscendo la mia naturale riservatezza, erano sicuri che non avrei accettato.
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