Così non ebbi alcun appoggio ufficiale, tranne qualche piccolo manifesto dalle dimensioni di una locandina funebre. Io del resto limitai al massimo i miei movimenti. Solo un collega di Palestrina, un bravissimo maestro delle elementari, Idilio Frezza, mi presentò a sette-otto famiglie, tra le quali la visita, inutile, a una coppia di insegnanti del mio stesso istituto e quasi delle mie stesse idee, i quali, anziché promettermi il loro voto, dimostrarono tutta la loro sorpresa per la mia audacia e non si scomodarono neanche a promettermi il voto.
Qualche voto lo ottenni grazie ai miei alunni delle vicine cittadine di Labico, Valmontone, Genazzano, Cave e Palestrina stessa. Furono circa 500 voti, davvero sorprendenti e inattesi, che compensarono i magri 200 che gli amici della sezione di Cave riuscirono a racimolare per me, mentre normalmente il partito raggiungeva i 350 voti. Dunque, una quasi metà del partito mi aveva fatto mancare il suo voto, mentre sarebbero forse bastati 300 voti in più per ottenere la più alta percentuale di zona ed essere prodigiosamente eletto consigliere provinciale: sarei stato l'unico del PRI per la Provincia di Roma. Il successo fu riportato da un vecchio candidato di Palombara Sabina, da lunghi decenni impegnato nel Partito e molto più meritevole di me: fu eletto con poco più di mille voti.
L'evidente disimpegno di qualche amico della sezione mi scottò terribilmente, e da allora il mio impegno politico, vivo solo per pochi anni, finì gradualmente per attenuarsi, fin quasi al più completo distacco. Più di qualche amicizia saltò via per sempre. E questo fu tutto quello che io ho saputo raccogliere nella mia vita politica.
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