Certamente avrete conosciuto qualche rappresentante della categoria degli uomini (e delle donne) superiori, che ritengono di poter mettere a sedere qualunque antagonista in una discussione usando una parola di cui crede di avere il monopolio culturale.
Esistono persone di questo tipo. Ne ricordo sempre una. Illustre insegnante di filosofia in un liceo classico.
Riunione pomeridiana di preparazione a un corso integrativo del quinto anno in un istituto magistrale. A fatica sono stati racimolati gli insegnanti disposti ad impartire tre o quattro ore di lezioni pomeridiane per una classe, dietro un compenso orario irrisorio, inferiore a quello della donna delle pulizie. Per un duecentomila lire mensili, l'equivalente di circa cento euro, qualche insegnante è disposto a sacrificarsi, anche perché le ore di lezione privata sono divenute sempre più rare, praticamente inesistenti, e fonti alternative di guadagno non esistono.
In mezzo a una dozzina d'insegnanti disposti umilmente al sacrificio, e di fronte al coordinatore del corso giunto da Roma e proveniente dal corpo docente della Sapienza, ecco il nostro personaggio lanciare immediatamente la sua parola distintiva, tale da far capire in una sola battuta la sua superiorità intellettuale, presentandosi con un breve intervento sull'epistemologia e citando i vari Popper, Kuhne e Feyerabend.
Sorrisino d'intesa con il "capo", e rapida occhiata all'intorno per vedere la reazione della platea al suo intervento. Ma si trattava solo di organizzare didatticamente questo benedetto corso integrativo, il più pesante e maldigerito mai realizzato.
Nessun commento:
Posta un commento