La Lazio non segna, eppure due anni fa c'era un certo Zarate che di gol ne faceva 15 a stagione. Poi Zarate è stato bruciato, e nessuno è stato capace di riaccenderlo.
La Lazio perde i pezzi, ha bisogno di rinforzi, specialmente in difesa, e si permette il lusso di tenere a pascolare a Formello un Diakité, forse il migliore dei suoi difensori, e un Cavanda, che non troppo tempo fa stava esplodendo come uno dei difensori più promettenti.
La disgrazie della Lazio, oltre che da estemporanee decisioni di arbitri allergici al biancoceleste,nascono anche da sventatezze dei suoi dirigenti, a cominciare dal capataz, quel Lotito saggio amministratore quando le cose girano bene, ma sciupone irritante e ragazzaccio indisciplinato quando gli prende il capriccio. Tutti debbono adeguarsi a lui, non si discute, si fa la volontà di un solo Dio. E invece il calcio ci dimostra tutti i giorni la sua natura di gioco aleatorio, le cui leggi non sono scritte da nessuna parte, è come un poker che quando ti esce la mano sbagliata non c'è niente da fare, conviene soltanto ritirarsi al momento buono per salvare le penne.
Chi salverà le penne della Lazio, se un Petkovic che sembrava quasi un dio in terra non c'è riuscito? Ebbene, sarà la stessa mano di poker che all'improvviso girerà, e magari trasformerà in cannoniere il giocatore più allergico al gol. Segnerà Ederson o Gonzalez, Onazi o Ledesma, e la Lazio tornerà a vincere. E sarà soltanto un caso di fortuna, quella fortuna che da tanto tempo tanto ci perseguita. E sapete perchè? Perchè siamo andati caparbiamente a cercarcela con le nostre stesse mani.
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