Assistemmo anche a scene notturne piuttosto spiacevoli, come il pestaggio della polizia su un uomo di colore di cui potemmo seguire il drammatico inseguimento.
Un altro folto gruppo di nostri si limitò a fare una bevuta collettiva di birre e di bevande analcoliche, e ad un certo punto il proprietario del locale, convinto che i nostri volessero imbrogliarlo nel conto delle ordinazioni, cominciò ad inveire brutalmente, strillando: "Ah, coquins des italiens! Italiani imbroglioni!" e arbitrariamente aumentò di una buona metà il conto, mentre io, che assistevo personalmente alla situazione, avevo controllato con precisione tutte le ordinazioni. Finimmo per pagare il conto salato per non andare incontro a spiacevoli scenate.
La via del ritorno in albergo, alle due di notte, volutamente a piedi, fu lunga e penosa, ma si concluse bene.
L'ultimo giorno di permanenza fu dedicato alle piccole spese e ai souvenir. Io rimasi solo con la famosa insegnante dal carattere difficile, e con lei entrai nei famosi magazzini "Lafayette". La cara collega si fece accompagnare finché le fu comodo, e poi decise di andarsene per conto suo a fare piccoli regali, bofonchiando contro di me che...non la lasciavo sola. Così mi ritrovai sperduto nel grande emporio di cinque o sei piani, sudando come un cammello per la timidezza, e comunque riuscendo a cavarmela con il mio francese scolastico e pomposo, risalente agli anni quaranta. Finii per comprare a un prezzo elevato una catenina d'oro che mi era piaciuta molto, ma mi accorsi che era di fabbricazione italiana e che a Roma l'avrei certamente pagata di meno.
Fu comunque una gita molto divertente e movimentata, difficile da dimenticare.
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