Il fatto d'insegnare in un istituto tecnico mi consentiva ogni anno, per gli esami di maturità, un enorme ventaglio di opportunità. Credo di aver già detto che per gli insegnanti, dopo un faticosissimo anno di scuola, era molto vivo il desiderio di non sostenere un altro mese di straordinario dispendio di energie nervose quale si dimostra un esame di maturità, e che era piuttosto facile trovare un addetto alla segreteria disposto a depennarti dall'elenco dei disponibili: ma per me era auspicabile l'opposto, per ragioni strettamente economiche, con una moglie casalinga e quindi con un solo stipendio disponibile per una famiglia di cinque persone.
Ogni santo mese di giugno, perciò, mi ritrovai fra i nominati per gli esami di maturità tecnica. Come sede sceglievo Roma, che offriva sempre una grandissima disponibilità d'istituti, e da Cave, mia sede di residenza, avevo anche la possibilità di fruire del compenso della trasferta, richiedendo non meno di due ore di viaggio, dalle 6 alle 8 del mattino. Dopo tre o quattro anni in qualità di commissario d'italiano, stanco di correggere temi e di sostenere infiniti colloqui agli orali, presi a richiedere la nomina come presidente di commissione, essendo ormai divenuto esperto in materia.
Fra gli istituti tecnici c'era grandissima possibilità di variazioni, per cui ho finito per affrontare maturità di ogni tipo: ragionieri, geometri, turismo, nautica, aeronautica, linguistica, professionale, femminile, con possibilità di capitare sia in scuole statali che in scuole private, parificate e accorpate in altri istituti statali.
Spesso queste sedi erano lontane e difficili da raggiungere. Un anno mi capitò di fungere da presidente in una commissione all'istituto aeronautico De Pinedo, disperso nella campagna romana oltre la zona laurentina, e il primo giorno fu per me un'avventura raggiungere la sede.
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