Durante la notte, finii per andarmene in un altro settore della nave per trovare un po' di rilassamento e una tregua in quella che era diventata una specie di battaglia anche con colleghi che mi erano stati molto vicini, e che tornarono poi ad esserlo dopo che il famoso preside se ne fu andato in pensione.
Io ero abbastanza famoso per essere... una buona forchetta, e nel viaggio di andata sulla nave, al primo pasto consumato insieme ai colleghi, avevo ordinato una quantità di cibo che ben presto mi accorsi di non poter consumare, e siccome il conto era addebitato al nostro istituto, i colleghi non mancarono di criticare in modo piuttosto duro il mio comportamento.
Così quando, al ritorno, sempre sulla nave-traghetto da Patrasso a Brindisi, il preside ci concesse un altro pranzo collettivo per festeggiare la conclusione della gita, io ritenni opportuno rifiutare l'invito, e me ne andai tutto solo sulla tolda, e seduto sotto un sole brillante nella fila delle sdraie, me ne stetti per due o tre ore a riflettere con una certa amarezza sulla incomprensione dei colleghi e sulla mia incapacità di tenermi care le persone da cui dipendevo nella gerarchia della professione e della vita. Mentre i miei colleghi festeggiavano e consumavano un lauto pranzo dopo tanti semi-digiuni della settimana di gita, io me ne stavo affamato e orgoglioso nella più completa solitudine, con la quale mi sembrava di voler sfidare il mondo intero, anche per farmi perdonare il pasto troppo abbondante del viaggio di andata.
Per fortuna, quelle due ore di sole diretto, coi riflessi del mare, mi fruttarono una splendida abbronzatura che poi mantenni da aprile a giugno, con grande invidia, almeno per questo, di tutti i miei colleghi e specialmente colleghe.
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