La Lazio, gira rigira, ha una cattiva reputazione: tutti la stimano una squadra fascista, una squadra razzista,e come tale viene trattata quando si verifica un qualsivoglia fatto criticabile che altrove passerebbe sotto silenzio.
E' ora di smetterla. Lo devono capire quei duecento tifosi (su cinquantamila che vanno allo stadio) di stampo destrorso che ogni tanto se ne escono col saluto equivoco a mano tesa. Una volta, ingenuamente, c'è caduto perfino Radu, che neanche capiva di che si trattava, e fu adeguatamente punito. Che può fare Lotito, con questi duecento? Tagliare le mani non si può; bisognerebbe arrivare all'animo, ma non è facile. E allora, rassegnamoci a pagarne le conseguenze. Se ci butteranno fuori dall'Europa League, che invece potevamo benissimo vincere, sappiamo con precisione a chi darne la colpa. All'UEFA che ha preso lucciole per lanterne, ma anche a quelle quattro lucciole ubbriache.
Però, secondo me, si ritorna al solito dilemma: la Lazio e la cattiva stampa. Di venti giornalisti sportivi romani, almeno quattordici sono giallorossi, e magari si scordano dello scudetto 1942 regalato dal Duce. Se qualche fascista c'è, dunque andrebbe cercato caso mai da quella parte. A noi il nostro generale Vaccaro, che era pure lui fascista in tempo fascista, non è riuscito a regalarci proprio niente.
Quando l'Europa bazzica dalle parti dell'Olimpico in occasioni biancocelesti, viene a che fare con una stampa nettamente colorata di giallorosso, ed è così che si crea un'opinione sballata e influenzata in senso negativo. Lotito dovrebbe fare una campagna di riaccostamento a questa stampa, e non essere invece rigido e prevenuto a sua volta se viene attaccato e maltrattato. Proviamo ad essere intelligenti da ambo le pareti: forse qualcosa potrebbe migliorare.
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