Una volta un collega della sinistra mi si presentò in classe in una quarta, chiedendo di ascoltare come spiegavo un canto del Purgatorio, quello in cui Dante è invitato da Virgilio a cingere il vinghio dell'umiltà. La spiegazione su questa virtù cristiana sembrava convincere poco il mio improvvisato ispettore, che però non mi disse nulla e buttò il discorso su certe origini arabe della cultura di Dante.
Io non avrei mai osato entrare nella classe di un mio collega per controllarne il tipo d'insegnamento: l'avrei ritenuto quasi un attentato alla sua libertà di idee, che certo non deve essere un'imposizione per gli alunni, ma neanche un obbligo proveniente dall'esterno.
Piano piano, finii per disertare tutte le riunioni culturali imposte dalla sinistra, perchè mi sembravano soltanto una dura esercitazione politica. Non erano ammesse né contestazioni né alternative. Era una forma di progressismo a senso unico, che non ammetteva altre forme di pensiero.
Quell'anno spesso gli alunni venivano invitati ad uscire dalla scuola ed a formare dei cortei che attraversavano la città di Palestrina manifestando apertamente contro gli americani e a favore dell'Iraq di Saddam Hussein. In ogni cosa vi era una politicizzazione estrema, che mi faceva pensare tanto a forme di regime costrittivo. Per fortuna anche quel periodo, durato tre o quattro anni, passò, e tutto, più o meno, poté tornare a una certa normalità.
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