Scusate se queste mie memorie stanno assumendo quasi la forma di un gossip, ma in realtà fra il collega e la sua accompagnatrice c'era un'amicizia così appassionata per il mondo dell'arte da escludere qualsiasi risvolto di carattere erotico.
Una volta il mio collega, proprio durante una sua lunga gita a Londra, mi chiamò per telefono in piena notte, alle due, perché, non si sa come, gli era giunta la voce che sua madre stava male, e aveva incaricato proprio me di accertarsene, scendendo i due piani che separavano le nostre abitazioni. Io suonai il campanello un paio di volte, ma nessuno venne ad aprirmi: sia la madre che la zia soffrivano un poco di sordità, ma certo non al punto di non sentire un campanello elettrico nel pieno silenzio della notte. Passati cinque minuti, sapendo che l'amico era in attesa al telefono con una costosa interurbana, risalii per riferigli che nessuno mi rispondeva. Il collega non disse nulla, ma poi al ritorno mi confidò che la mia non-informazione gli aveva fatto passare una nottata molto agitata. Strano, perchè dirimpetto al suo c'era l 'appartamento del fratello, della cognata e dei tre nipoti, a cui incredibilmente non aveva voluto arrecare disturbo nella notte. Ma a me sì! Da questo episodio venne fuori uno scambio di battute piuttosto cattive, che interruppero per lungo tempo la nostra amicizia apparentemente infrangibile.
Naturalmente tornammo a parlarci di nuovo, ma ormai non più con la familiarità e la cordialità di una volta. L'amico non salì più a casa mia, e le lunghe bevute al bar s'interruppero per sempre.
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